[L VAGABONDO DELI.E STELLE
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Talvolta, perduto nelle steppe gelate dell'Asia, mi scaldavo le mani davanti a dei grandi fuochi, fatti di escrementi secchi di cammelli. E, quasi subito, mi ritrovavo nel torrido deserto d'Asia, coricato al-» l'ombra magra dei cespugli di salvia, macchiettati
di sole, vicino a pozzi disseccati. Anelavo, colla Ungi-' asciutta, una goccia d'acqua, mentre intorno a me si allineavano, classificate o etichettate in boccali, delle ossa d'uomini e di bestie, morte, come sarebbe successo a me, di caldo e di sete.
Ero corsaro, assassino pagato e pirata, o monaco erudito e sapiente, curvo, nella quiete pacifica della sua celletta, su pagine manoscritte, cartapecore, enormi volumi, antichi e ammuffiti. Il monastero in cui mi trovavo era al sommo di un colle, e nelle anfrattuositą delle alte rocce vertiginose, all'ora del crepuscolo, scorgevo, sotto di me, sui pendii inferiori della montagna, i contadini faticare ancora tra le vigne e gli olivi, o condurre dal pascolo le capre belanti e le vacche che mugghiavano.
Poi, improvvisamente, capo barbaro, conducendo dietro di me delle orde urlanti, guidavo innumerevoli file di carri, per strade impervie, e calpestavo il suolo di antiche cittą dimenticate. Mi battevo furiosamente, su quei campi di battaglia d'altre epo-.. che. Nemmeno quando il sole tramontava, cessava la rossa carneficina. Continuava nelle ore di notte, sotto le stelle che brillavano in cielo. E la freschezza del vento notturno, raffreddato nei lontani picchi nevosi su cui passava, bastava ad asciugare il sudore della battaglia.
Marinaio audace, arrampicato in cima agli alberi che oscillavano sul ponte delle navi, mi compiacevo ! a contemplare' sotto di me l'acqua del mare, trasparente sotto il sole, in cui delle foreste scarlatte
Il vagabondo delle stelle.