il vagabondo delle stelle
61
due altri condannati, uno alla sua destra e l'altro alla sinistra... Li inchiodavano su tre croci, e questo occupava molto tempo. (Ho visto... Ma non dirò il Suo nome... Voi mi direte che io mento. Eppure non mento mai. Domandatelo al babbo e alla mamma. Se mentissi, mi castigherebbero con una buona lezione.
Da questo momento, il missionario non potè più cavare da me una parola. Inutilmente tentò di se-durmi, facendomi sfilare sotto gli occhi un mucchio di fotografie, in presenza delle quali turbinava nella mia memoria una folla d'immagini ritrovate. Mi venivano sulla punta della lingua delle frasi, ma le trattenevo, con aria imbronciata.
Diedi un bacio a mio padre e a mia madre, augurando loro buona notte. E mentre me ne andavo a dormire, il missionario concluse:
— Diventerà certamente un erudito di prim'or-dine sui problemi biblici. A meno che, colla magnifica fantasia di cui è precocemente dotato, non diventi un grande romanziere...
Quel missionario era stupido e le sue profezie erano idiote. La prova è questa: che io sono qui, a Folsom, fra gli assassini, e sto scrivendo queste righe, in attesa che vengano a prendere Darrell Standing dalla sua cella, per tentar poi d'inviarlo nelle tenebre, attaccato ad una corda. Una pretesa che mi fa alzare le spalle!
No, io non dovevo diventare nè un teologo, nè un romanziere. Fui anzi tutto il contrario : un esperto agronomo, professore d'a,gronomia, specialista tecnico, scienziato di laboratorio, curvo sul microscopio a studiare l'infinitamente piccolo. Neppur l'ombra d'un teologo o d'un romanziere. Il missionario s'era sbagliato di grosso.
Sono seduto in questa cella della prigione di Folsom, e mi fermo un istante nello scrivere queste