Stai consultando: 'Il Vagabondo delle Stelle ', Jack London

   

Pagina (44/312)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (44/312)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Il Vagabondo delle Stelle

Jack London
Bietti Milano, 1946, pagine 311

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   44
   JACK LONDON
   Il mio giaciglio si componeva soltanto d'un sottile pagliericcio putrido, steso sul pavimento, e di una coperta, ancora più sottile e d'una sporcizia repugnante. Nè una seggiola, nè un tavolo. Niente altro che il pagliericcio e la misera coperta.
   Sono sempre stato, in vita mia, un uomo che dormiva poco, e il mio cervello è sempre in moto. In una cella, ci si stanca presto a pensare, ed il solo modo di sfuggire al pensiero consiste nel dormire. Nei tempi normali, dhrmivo soltanto, In media, cinque ore per notte. Allora decisi di coltivare il sonno; me ne feci una specie di scienza. Riuscii a dormire dieci ore su ventiquattro, poi dodici ore, e fino a quattordici o quindici ore. È il limite estremo a cui si può arrivare. Di là da questo, fui costretto a rimanere sveglio e, naturalmente, a pensare. Con questo regime, un cervello attivo non tarda a dissolversi.
   Ricorsi a tutti gli stratagemmi che mi permettessero, con un mezzo meccanico qualunque, di sopportare le mie ore di veglia. M'immaginai di risolvere a mente le radici quadrate e le radici cubiche d'una lunga serie di numeri; e, con una concentrazione tenace della mia volontà, potei risolvere i problemi geometrici più complicati.
   Mi occupai anche, dopo tante altre cose, di trovare la quadratura .del circolo. Mi ostinai in questa ricerca fino a quando il problema apparve anche a me insolubile. Compresi che, ostinandomi ancora, avrei trovato la strada della pazzìa. Rinunziai dunque ad interessarmi di questa quadratura misteriosa. Fu per me un enorme sacrifizio, perchè lo sforzo mentale che rappresentava questa ricerca mi serviva ottimamente ad ammazzare il tempo.
   Ricorsi ad altri esercizi. Così creai, sotto le mie palpebre, la visione artificiale di un giuoco di dama, sul quale, facendo dcppo gfuooo, svolgevo In-