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Il Vagabondo delle Stelle

Jack London
Bietti Milano, 1946, pagine 311

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   38 JACK LONDON
   Quanto a me, fui condotto, due volte, davanti al Gran Consiglio dei Direttori. Fui, volta a volta, minacciato e lusingato. Mi lasciavano scegliere fra due alternative. Se avessi svelato dov'era la dinamite, avrei avuto una punizione nominale di trenta giorni di cella, che non avrei fatto, e sarei poi stato nominato sorvegliante della Biblioteca. Se inveee avessi persistito nella mia testardaggine a non voler rivelare dov'era la famosa dinamite, allora sarei stato mandato alla segregazione cellulare fino al termine della mia condanna. Cioè a dire in ae-ternum, poiché io ero condannato a vita.
   No, no! Nessun codice ha mai potuto promulgare una legge simile. La California è un paese civile, o almeno si vanta tale. La segregazione cellulare a vita è una pena mostruosa, della quale, credo, nessuno Stato ha mai osato assumersi la responsabilità. Eppure io sono il terzo uomo, in California, che ha inteso pronunziare contro di sé questa condanna. I due altri sono Giacomo Op-penheimer e Edoardo Morrell. Ben presto vi farò fare la loro conoscenza, perchè ho passato in loro compagnia cinque anni nella mia cella silenziosa...
   Il Gran Consiglio mi lasciò dunque la scelta: un'occupazione gradevole e di fiducia nello stabilimento, e la mia liberazione totale dal laboratorio di tessitura, se restituivo una dinamite che non esisteva; la segregazione cellulare a vita, se rifiutavo.
   Mi vennero elargite ventiquatt.r'ore di camicia di forza, perchè potessi riflettere bene. Poi fui ricondotto davanti a quei signori. Che cosa potevo fare? Ripetei, per la centesima volta, che io non potevo indicare loro una cosa che non esisteva. Mi ribatterono ch'ero un bugiardo. Mi dissero ch'ero un pessimo soggetto, un flagello vivente, un degenerato, il maggior criminale del secolo, e tanti altri complimenti simili.