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Il Vagabondo delle Stelle

Jack London
Bietti Milano, 1946, pagine 311

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   IL VASABONDO DELIE STELLE '
   35
   continuò l'esercizio. — « Dov'è la dinamite? » — E su, per aria; poi giù, sulla seggiola! — « Dimmi dov'è la dinamite... La dinamite... la dinamite... »
   In coscienza, avrei, a lungo andare, venduta volentieri una buona parte della mia anima immortale per qualche libbra di questo esplosivo, che avrei potuto dare in pasto ai miei torturatori.
   Quante seggiole furono spezzate? Non lo so. Gius se un momento in cui io ero in pieno delirio. Addormentato o sveglio? Sarei stato incapace di dirlo. Svenni dalla debolezza, parecchie volte. E, per finire, fui ributtato nella mia oscura cella.
   Quando tornai in me, mi vidi vicino un agente provocatore. Era un condannato a tempo, un ometto dalla faccia pallida, un eteromane, pronto a tutto, per procurarsi la droga favorita.
   Appena l'ebbi riconosciuto, mi trascinai verso il finestrino della mia cella, e gridai nel corridoio :
   — State in guardia, camerati! C'è una spia fra noi! E Ignazio Irvine. Attenti a quello che dite!
   L'ondata d'ingiurie che si sollevò, l'uragano di imprecazioni che scoppiò, avrebbero fatto fremere l'anima di un uomo ben più coraggioso di questo Ignazio 'Irvine. Era lagrimevole nel suo terrore, mentre lungo.il tetro corridoio, come in un serraglio, ruggivano le voci dei quaranta reclusi, che gli promettevano per l'avvenire mille cose paurose, mille spaventose punizioni.
   Se ci fosse stato qualche segreto nascosto, la presenza di una spia sarebbe bastata a chiuder tutte le bocche. Ma non c'era nessun segreto, e tutti avevano giurato di dire la verità, soltanto la verità.
   Le conversazioni ricominciarono, da un'inferriata all'altra. Quello che sorprendeva soprattutto i quaranta, era la storia della dinamite, la quale, per loro come per me, era un mito. Si rivolsero a tne, supplicandomi, se sapevo qualcosa su questo