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IV.
« SIEDITI, STANDING! »
Per il momento, gli urli continuavano senza tregua nelle celle e, durante quelle ore d'attesa, che mi sembravano eterne, il mio spirito era fisso unicamente sul pensiero che stava per venire il mio turno, che anch'io sarei trascinato fuori, che subirei tutte le torture della loro inquisizione, e che mi ributterebbero poi, come gli altri, sul pavimento della, mia cella, di questa cella dalla porta ferrata e dalle mura di pietra.
Infatti il mio turno arrivò. Fui tratto brutalmente fuori, fra percosse ed imprecazioni, e mi trovai, non so come, in faccia al capitano Jamie e al direttore Atherton, circondati da una mezza dozzina di bruti, salariati dai contribuenti, e che attendevano il minimo segnale per buttarmisi addosso.
Il loro aiuto fu superfluo.
— Siediti, Standing! — mi disse il direttore Atherton, mostrandomi un'enorme seggiola.
Ero là, in piedi, battuto e pesto, indolenzito in tutte le membra, morente di fame e di sete, già sfinito dai miei cinque giorni precedenti di cella e da ot-
II vagabondo delle stelle.
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