30 JACK LONDON
pevo. La mia reputazione d'incorreggibile al massimo grado perorò per me, ed ispirai fiducia. Allora si deliberò.
Ascoltavo, dietro il mio finestrino; e, per la prima volta, venni a sapere della famosa cospirazione, pili aveva fatto la spia? Non se ne sapeva ancora niente. Cecil Winwood fu ripetutamente chiamato, e non trovandosi fra i segregati, tutti i sospetti si appuntarono finalmente sopra di lui.
— In tutto questo, — gridò iSkysail, — una sola cosa ò importante. Fra poco sarà giorno. Ci leveranno di qui e ci faranno passare dei brutti momenti. Siamo stati presi sul fatto, tutti vestiti, alle due del mattino. Non è il caso di negare. Alle domande che ci faranno, è meglio rispondere la verità, tutta la verità. Spiegheremo che Cecil Winwood aveva macchinato tutto e che poi ci ha traditi. Do-po, sarà quel che Dio vorrà. Siamo intesi?
In tutte le celle di quell'orribile antro, colla bocca premuta contro le griglie, i quaranta reclusi giurarono solennemente di dire la verità.
Bel profitto, che ne ricavarono!
Allo scoccare delle nove, i secondini fecero irruzione nelle celle e ci si prepipitarono addosso.
Non soltanto, dal giorno prima, non avevamo ricevuto niente da mangiare, ma non avevamo nemmeno bevuto una goccia d'acqua. E, picchiati senza misericordia com'eravamo stati, ci sentivamo fisicamente affranti e in preda alla febbre. Lo comprendi, lettore? Puoi tu renderti conto del nostro stato pietoso? Battuti, febbricitanti, digiuni e mo renti dalla sete!
Alle nove, dunque, i guardiani arrivarono. Non erano molti. A che sarebbe servito? Noi non potevamo offrire nessuna seria resistenza. Del resto, essi aprivano le celle una dopo l'altra. Erano armati di manichi di picconi. Eccellente strumento per ricondurre alla ragione un uomo inerme.