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rivavano continuamente, con degli altri uomini, che continuavano a picchiare, ed altre porte ai aprivano davanti alle forme sanguinose che vi spingevano.
Più mi ricordo questi fatti, e più ritengo che un essere umano dev'essere dotato d'una forza d'animo senza pari, d'una filosofia a tutta prova, per sopravvivere, senza impazzire, alla brutalità di simili spettacoli, all'iniquità di simili sistemi, di cui si è vittima.
Io sono questo essere umano. Ho sopravissuto senza piegarmi, ed è per questo, non potendosi sbarazzare di me in altro modo, che i miei carnefici han deciso di mettere in giuoco la grande meccanica ufficiale, la corda passata intorno al collo, che, per il peso del mio corpo, mi toglierà il respiro e la vita.
Ohi conosco bene, sulla punta delle dita, le teorie degli esperti sulla impiccagione legale. Per effetto automatico della caduta del corpo nella trappola aperta sotto, il collo del paziente si spezza istantaneamente e senza sofferenza. Ma, come dice Shakespeare dei viaggiatori nell'Ai di là, i suppliziati non ritornano mai su questa terra per raccontare le loro impressioni e testimoniare il contrario. Quelli che, come me, hanno vissuto nelle prigioni, conoscono, al contrario, tanti casi in cui il collo degli impiccati non s'è spezzato, in cui i loro urli d'agonia sono stati soffocati nell'oscuro buco sotto il trabocchetto.
E una cosa curiosissima, sapete, un'impiccagione! A dir la verità, non ho mai assistito a nessuna. Ma dei testimoni oculari, che ne han viste una buona dozzina, m'hanno esattamente spiegato quello che succederà a me.
Si è in piedi sul palco, gambe e braccia legate, col collo nel nodo scorsoio, un velo nero sul viso. Al segnaJe stabilito, il pavimento cede, il corpo di-