III.
L'INTERROGATORIO.
Riprendo il f-ilo del mio racconto.
- Per tutta la giornata, rimasi nella mia cella a torturarmi il cervello, per scoprire il motivo di questo nuovo ed inesplicabile castigo. La sola conclusione a cui arrivai fu che uno spione qualunque, per ingraziarsi qualche guardiano, mi avesse denunziato per un'infrazione immaginaria contro i regolamenti.
In questo frattempo, il eipitano Jamie si lambiccava il cervello, preparando, per la notte seguente, le misure destinate a reprimere la rivolta della quale Winwood doveva dare il segnale.
Quella notte nessun guardiano si coricō, nč dormė. Le squadre diurne furono in piedi, come quelle notturne; e, quando si avvicinarono le due, tutti si nascosero, pronti a balzare, vicini alle celle occupate dai quaranta congiurati.
Le cose andarono com'era previsto. All'ora convenuta, Winwood, munito d'un grimaldello, aprė le celle, chiamando gli ospiti uno dopo l'altro, ed essi sgusciarono fuori. Si riunirono in un certo punto del corridoio; ed i guardiani, che stavano all'erta, misero loro rapidamente le mani addosso.