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Il Vagabondo delle Stelle

Jack London
Bietti Milano, 1946, pagine 311

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   22 JACK LONDON
   scondiglio. Beninteso, non c'era ombra di dinamite.
   — Santo Dio! — esclamò l'impostore, — Standing m'ha ingannato! Egli ha preso, il pacco, per nascon derlo altrove.
   Cosi il mascalzone, per togliersi dall'imbarazzo in cui s'era cacciato, mi prese per capro espiatorio.
   Il capitano lamie lanciò altre imprecazioni furiose. Nella sua delusione, e ritenendo d'essere stato giuocato, ricondusse Winwood nel suo ufficio, chiuse a chiave la porta e gli si scagliò addosso a pugni chiusi.
   Sotto la tempesta dei colpi, fitti come gragnuo-la, Winwood continuava ad affermare di aver detto la verità. Tanto che Jamie se ne persuase e credette davvero che esistessero ben trentacinqxie libbre di dinamite, in qualche parte della prigione, e che quaranta incorreggibili, decisi a tutto, erano sul punto di far saltare l'edificio.
   « Faccia d'estate », s'intende, fu sottoposto ad un severo interrogatorio. Il povero diavolo giurò su quanto aveva di più sacro che il famoso involto non conteneva che del tabacco. Winwood, dal canto suo, giurò che conteneva della dinamite, e fu creduto lui. E siccome il venditore da cui « Faccia d'estate » affermava di avere acquistato il tabacco di contrabbando non potè essere ritrovato, tutti i dubbi scomparvero, e « Faccia d'estate » fu definitivamente incolpato di complicità.
   A questo punto, io feci la mia entrata nell'avventura. O, per meglio dire, scomparvi di nuovo dalla luce del giorno. Infatti fui senz'altro ricondotto in cella di rigore, dalla quale non dovevo mai più uscire.
   Ero stupefatto. Mi avevano appena levato da quell'antro, abbattuto sul pavimento, sfinito di forze; e la storia ricominciava!
   — Adesso, — disse Winwood al capitano Jamie,