IL VASABONDO DELIE STELLE '
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mava, — si lasciò cadere sopra una seggiola e tenne a lungo la testa fra le mani.
— Dov'è, adesso? — esclamò infine. — La voglio! Portami subito dove si trova!
A questa domanda, che era un ordine, Cecil Winwood comprese subito l'enormità del suo sbaglio.
— L'ho nascosta sottoterra... — rispose quel ma-trieolato bugiardo, il quale era molto imbarazzato a condurre il suo interlocutore verso il pacco-fan -tasma, che era già stato distribuito, in piccoli pacchetti, al solito, fra gli abituali consumatori.
— Benissimo! — riprese il capitano, ritrovando il suo sangue freddo. — Conducimi subito in quel posto. Avanti, march!
Il fatto, in se stesso, non aveva niente d'inverosimile. In un vasta prigione come quella di San Quintino, vi sono sempre dei nascondigli. Ma stavolta si trattava d'una pura fantasia di Cecil Winwood, e il miserabile, camminando a fianco del capitano Jamie, doveva certo essere in preda ad amare riflessioni.
Quando l'affare provocò poi un'inchiesta, davanti al Consiglio dei Direttori, fu rivelato — Jamie e Winwood lo testimoniarono uno dopo l'altro, — che il poeta falsario aveva dichiarato al capitano che lui ed io avevamo sotterrato, insieme, la dinamite.
Cosicché io, che uscivo da poco da una punizione di cinque giorni di cella, di rigore e di ventiquat-tr'ore di camicia di forza, lo, del quale i guardiani, per quanto stupidi fossero, avevano constatato lo stato di debolezza (tanto che m'avevano dichiarato incapace di riprendere il lavoro di tessitura); io che avevo ottenuto ventiquattr'ore di riposo per rimettermi d'un castigo troppo terribile; — mi ritrovai subito, senza spiegazione-e senza saper niente, sotto il colpo di un'accusa così grave!
Winwood condusse il capitano fino al pretese na-