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   gli scrivo; osserva la mia lettera, e quando l'avrai sigillata, prenditi la pena di portargliela tu stesso. Siccome egli non ti conosce per mio amante, tu puoi dirgli che sei mio cugino, e come parente pregalo di non ostinarsi a voler un matrimonio a cui non mi risolverò giammai. Se non ottieni alcuna cosa colla dolcezza, minaccia; in quanto a me è indifferente il modo con cui ti riesca, perchè tu giunga a svellermi a lui per essere sempre tua.
   Risposta.
   Idolo mio!
   Hai tu pensato a ciò che facevi, o sventurata mia bella, quando ti sei proposta di darmi una tale commissione? e credi tu che dopo una nuova sì spiacevole io possa contenermi tanto da non dimenticare quella prudenza che tu mi suggerisci di avere? Quand'anche fossi capace di fare a me stesso tutta la violenza che trovi a proposito che facessi, quale condiscendenza aspetti tu da un brutale che ti ama non tanto perchè meriti d'essere amata, quanto perchè non ha potuto fare a meno, e che non si cura di nulla, purché ti possa avere? Nello stato in cui sono attualmente le cose, non è più tempo di dissimulargli ciò che io sono; mi temerà, se mi dichiaro, e la sua viltà mi cederà forse ciò che la sua ignoranza mi contende. Per qualunque fiducia io possa avere in te, e per sicuro che io possa essere della tua bontà, non ti posso celare, o cara, che ho quasi tanta apprensione, come se tu non mi amassi affatto. Tuo padre ha su te tutto il potere, e fin qui, se oso dirlo, la tua obbedienza ha pervenuto i suoi comandi. Quantunque lo sposo