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Finalmente tutta la giustizia che io domando è che tu ti persuada non esser sì facile merito eguale al tuo, per cui non cesserò mai di adorarti.
Una Signorina, costretta dai suoi genitori a dover sposare un uomo che non le aggrada, piena di dolore, consiglia il di lei Amante di fingersi suo cugino, incaricandolo di una commissione per il detto suo futuro sposo.
Mio diletto,
Sono agli estremi della disperazione, mio caro, e non te lo celo. Quell'antipatico, il quale si è lagnato fòrtemente con mio padre, dicendogli con qualche risentimento ch'esso era in un albergo a spendere quaranta soldi al giorno, in un tempo in cui la sua presenza è necessaria nel suo paese, lo ha fatto risolvere a dirmi che egli voleva assolutamente che lo sposassi.
Non ti rattristare perciò, mio amato; per qualunque rispetto io sia obbligata di usare a mio padre, disporrò sì bene tutte le cose che farò nulla contro ciò che gli devo, nè contro tutto quello che ti ho promesso.
Sono arrabbiatissima di vedere che un villano, il quale non è considerevole che per i suoi quindicimila scudi, venga a ritrovarmi nel mio antico possesso per fare smentire il mio oroscopo che mi prometteva non so quanti piaceri. Io vorrei avergli pagato la spesa del suo albergo, avergli dati ancora cento luigi di mia borsa, e che il diavolo lo avesse ricondotto nel suo paese, da cui non tornasse più.
Per altro, prima di portare le cose all'eccesso,