Perché i briganti e loro capi| sono trattenuti tanti giorni nel paese senza nulla effettuarsi?
Perché gli amici| coi quali si sono abbracciati| baciati| ed hanno sfrontatamente gozzovigliato non sono stati chiamati a dar conto di tale mostruosità?».
E qui lo stampato continua a commentare l'avvenimento ed è ricolmo di aspre parole fino al punto di farci sospettare della veridicità del narrato. E lo scrittore| a dare maggiore autorità al racconto| riporta ciò che scrisse il Corriere Lucano| in data 25 settembre| 17 dicembre| e il Popolo d'Italia| giornale non sospetto| 9 giugno 1863 n. 156| 30 giugno 1863 n. 177. Ma| essendo un libello contro famiglie e nomi| io non me ne occupo| e resto al racconto del Bourelly. Solo| a rendere più chiara la situazione del Brigantaggio nel Melfese| riporto| fra i documenti al n. VI| ciò che scrisse il giornale napoletano| il Popolo d'Italia| con le date ed i numeri di sopra citati| notando che il giornale intesta sempre: Brigantaggio in Basilicata| oppure: Il circondario di Melfi. E da quello che scrive il Popolo d'Italia| a quello che asserisce l'opuscolo sopra detto| corre molta distanza| e rivela più l'odio di famiglie o persone| anzi che il vero stato delle cose e dei fatti nel Melfese.
Certo| il Popolo d'Italia si occupò di questa presentazione| e ne fece i commenti nel n. 267| in data 27 settembre 1863| scrivendo:
«Crocco| Ninco-Nanco ed i loro adepti| dopo aver divorato un lauto pranzo in Rionero alle grida gloriose di Viva Italia ed altri evviva| si accomiatarono gentilmente| ridendosi dì tutto| e ritornando alle infamissime gesta.
Crocco dava piastre e napoleoni d'oro a chi gli teneva il cavallo. Ed ecco così i briganti trattati da cavalieri ed illustri signori| col sangue di tante vittime| e con la miseria di tante famiglie spogliate e rovinate.
Cercare di transigere e far trattative con gente da forca| è una ignobile commedia. E corbellate son rimaste finora tutte le autorità della Basilicata| che credendo a Crocco| dopo avergli dato pranzo| lo lasciarono ritornare agli incendi| alle uccisioni| agli stupri».
Questa condotta del generale Fontana fu giudicata aspramen-