Assisi; 19° Annibili Cairo di Voghera; 20° Luigi Rano di S. Salvatore; 21° Giovanni Raffini di Ossola.
Quest'ultimo morì in seguito a ferite riportate nell'attacco.
I poveri caduti furono tutti mutilati| spogliati dei loro abiti e di ogni piccolo cencio| ed il prete di Trivico| che era brigante con gli altri| benedisse l'infame massacro. E colmi di gioia per la carneficina fatta dei cavalleggerì| e solo dolenti di non aver preso il Borromeo| si posero a bivaccare sulla vetta che domina la valle di Acquarossa di Giannattasio di Rionero. E questo bivacco non fu servito di solo pane| vino e formaggio| bensì vi era| oltre il brodo e la minestra| anche l'arrosto di vitello ed il dolce| servito tutto con argenteria| come mi ha assicurato il brigante Tinna| ancora vivente qui in Melfi| e che faceva parte di quella masnada. Anzi egli mi ha dichiarato che Crocco e caporal Teodoro| ostinati a voler l'arrosto di vitello| si spinsero sino alla masseria Santangelo sull'Olivento| ove ne presero uno| che portarono scannato| tutti giulivi| sul sito del bivacco. E| quando| or son circa 25 anni| io| come perito per un voluto omicidio| dovetti recarmi unitamente al procuratore del Re| signor Cerchi| e al giudice istruttore| signor Marinelli| alla masseria Santangelo| vedendo quei siti| la Rendina| Sansanello| Acquarossa| ricordai il tenente Borromeo| i trucidati ed il sontuoso bivacco| offerto certamente non da contadini| ma da voluti signori| e da coloro che facevano credere| ed avevano l'apparenza| di perseguitare i briganti.
Fu una piaga vergognosa per parecchi signori del nostro circondario| che avevano convivenza coi briganti| e che erano ritenuti superiori ad ogni sospetto. Oggi| essendo tutti morti| crovia-mo col manto della carità e del perdono le loro colpe ed i loro delitti| augurando al nostro circondario che non ritornino più tempi sì turbolenti e tristi. E se in questi luoghi del Melfese| ove signoreggiava Crocco| succedevano quasi ogni giorno tanti omicidi| tanti saccheggi e tanti fatti d'armi| verso Lagopesole| ove dominava quella belva chiamata Ninco-Nanco| ne succedevano altri| ma con più ferocia| con più efferatezza| nonostante il valore ed il coraggio delle vittime. Fra tanti| merita di esser ricordato quello di Costantino Polusella| delegato di pubblica sicurezza|
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