Casella| cadde in agguato di oltre 80 masnadieri a cavallo| guidati dal Crocco| da Gioseffi| da Schiavone| Caruso e Tortora. Ventuno di quel drappello caddero sventurate vittime di ferri ribelli| dopo accanita| ma inutile lotta. E| nel pubblico dibattimento| il Gioseffi fu riconosciuto ed indicato come colui| che| con Tortora ed un prete di Trivico (Avellino) brigante con essi| inseguì il luogotenente Borromeo fino alle porte di Venosa. Ed il Borromeo dove' la sua vita alla bontà del cavallo| diversamente avrebbe patita la stessa fine del tenente Bianchi. Ed è anche noto che| nel dibattimento a carico di Giuseppe Caruso| questi rivoltosi al Borromeo| esclamò:
«Io avrei potuto benissimo ucciderti| inseguendoti| perché i miei colpi non falliscono. Noi feci| perché n'ebbi pietà».
I ventuno cavalleggeri uccisi furono sepolti a Venosa| ed a cura dei compagni fu eretta una tomba colla seguente iscrizione dettata dal maggiore Colli di Felizzana:
ALLE RELIQUIE DEI PRODI CAVALLEGGERI SALUZZO MORTI AHl! COMBATTENDO BRIGANTI MEMORI I COMPAGNI POSERO
VOI TUTTI CHE AVETE UNA RELIGIONE UNA PATRIA - UN DOVERE COMMOSSI SU QUESTA TOMBA PREGATE A. D. MDCCCLXIII
I cavalleggeri uccisi furono: 1° Pietro Agliata di Gozzano| caporale; 2° Luigi Cibrani di Usselio| caporale; 3° Nicodemo Garelli di Sanguinio| caporale; 4° Vincenzo Sais di Cagliari; 5° Giovanni Magenti di Duino; 6° Angelo Baschera di Udine; 7° Vincenzo Ceci di S. Clemente; 8° Giovanni Medda di Gestone; 9° Agostino Bonetti di Voghera; 10° Ferdinando Prioveschi di S. Marcello; 11° Luigi Galli di Capanoli; 12° Policarpio Govazzutti di Modena; 13° Roberto Ruffino di Sala; 14° Luigi Manzoni di Brumano; 15° Gregorio Antognini di Ancona; 16° Luigi Rosa di Pontremoli; 17° Luigi Candelli di Modena; 18° Andrea Buzzi di
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