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Il brigante Crocco e la sua autobiografia

Basilide Del Zio
Tipografia G. Grieco| 1903| pagine 113

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Ma il colonnello Bandini| di nulla preoccupato| godeva in Melfi vita spensierata in mezzo a balli e tripudi| ospite della ricca famiglia Araneo| di quella famiglia padrona delle masserie Catapano e Carlo-Francesco| ove successe l'eccidio. Ed egli continuava in ordini erronei| in comandi di perlustrazione di pochi militi| i quali andavano a morte certa. Cocciuto e dispettoso| a nulla valevano gli avvisi delle autorità civili| a nulla quelli dei suoi dipendenti| anzi diventava più ostinato ed anche più leggiero| perché alla sera annunziava i movimenti che la truppa avrebbe fatto il domani. E succedeva spesso| che pria dell'uscita della truppa| i briganti ne venivano già informati dai manutengoli. E difatti| dai primi di gennaio 1863| alla fine di dicembre di detto anno| ben 72 furono gli attacchi| gl'incendi| le depredazioni| gli assassini| gli omicidi commessi dalle bande riunite sopra dette| e risultano descritti e costituenti tanti capi di accusa in ordine cronologico per tempo e luogo nella sentenza del tribunale di Potenza del 19 giugno 1865| di sopra citata. Questa sentenza| che condanna 5 capi-banda| parla quasi sempre della presenza del Crocco in ogni conflitto| in quasi tutti i delitti| ma per Crocco non era ancora venuta la sua ora.
   Intanto le gesta brigantesche continuavano. Come ho detto in altra parte delle mie notizie| Crocco aveva diviso la sua numerosa banda in varie comitive| le quali| in ogni ricorrenza| si riunivano| portando la desolazione ed il terrore ove apparivano. E queste comitive erano sempre comandate da capi come Caruso| Schiavone| ed altri| ma alla dipendenza sempre del Crocco. Un fatto grave| il quale gettò il lutto e lo spavento negli abitanti di Rocchetta S. Antonio| successe| il 28 settembre 1863| nelle vicinanze di quel paese. Era colà stanziata la 16a compagnia del 4° granatieri| comandata dal tenente Radaelli (che ho avuto l'onore ospitare come colonnello nel 1883) il quale| in quel giorno| si era recato in Candela per salutare il generale Pallavicini. Nelle ore pomeridiane| giunse in Rocchetta la notizia| che le bande Caruso e Schiavone si trovavano a bivaccare nella masseria Corbo alla Petrala. Il sottotenente Niccolò Flumiani di Udine| coi pochi soldati che aveva| volle correre a quella masseria. E| quantunque il sindaco ed altre autorità cercassero di dissuaderlo| stante lo scar-
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