Sicché la proprietà| la vita di un uomo| la sorte di una famiglia valevano| come scrive il Riviello| meno che nulla. Un comando| un motto| un capriccio che avesse detto: aggrediamo quella masseria| uccidiamo o fuciliamo quell'uomo| scanniamo quella greggia| e subito la masseria si vedeva aggredita| l'uomo morto| la greggia scannata11.
E così| con quasi quotidiani conflitti| con catture| fucilazioni| sorprese in tutta la zona che si estende da Melfi a Potenza| da Melfi ad Ascoli-Candela| da Melfi a Monticchio-Calitri| da Melfi a Venosa-Lavello| si era per chiudere l'anno 1862| ed iniziarsi ancora più ferocemente l'anno 1863.
Ed il Governo| ritenendo o le autorità poco esperte| o i capi militari disadatti al loro compito| mutò personale| inviando nuovo prefetto e sotto-prefetto e nuovi comandanti. E così il 62° fanteria venne sostituito a Potenza ed a Melfi dal 2° e 46° fanteria| quest'ultimo di residenza in Melfi| con a capo il colonnello Bandini| il quale aveva un aiutante maggiore intelligente| accorto e svelto| a nome Luigi Porporati. Parve che| con un reggimento intero| con un battaglione dei bersaglieri| e due squadroni cavalleggeri Saluzzo| la sicurezza nel Melfese avesse dovuto ritornare.
Ma fu vana speranza| imperocché Crocco| che aveva 100 briganti a cavallo| vedendosi perseguitato da tanta forza| distribuita però in diversi punti del tenimento (e questo fu un grave errore del colonnello Bandini) crede' opportuno unirsi ad altri capi-banda e ripigliare con questi gli attacchi| gl'incendi e le uccisioni dell'anno precedente. E difatti| le bande riunite di Crocco| Ninco-Nanco| Caruso| Coppa e Gioseffi| con oltre 200 armati a cavallo| il 12 marzo 1863| appostati alla masseria Catapano| tenuta da Luigi Pastore| in agro di Melfi| si gettarono d'improvviso| scaricando i loro archibugi sopra 18 cavalleggeri Saluzzo| comandati dal luogotentete Giacomo Bianchi del 4° squadrone. Quasi tutti i cavalleggeri caddero sotto il fuoco della prima scarica. I pochi superstiti impegnarono accanita lotta| ma troppo disuguale pel numero| ed ebbero la sorte dei compagni. Al luogotenente| semivivo ancora| furono inferte molte ferite a colpi di stile; fu recisa a lui ed al sergente la testa; e questa| con sommo dileggio| fu esposta| con una pietra fra i denti| sopra una tettoia
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