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a cura di Federico Adamoli Aderisci al progetto!
Questi aveva ricevuto ordine di dividere la sua compagnia in tre drappelli| dei quali uno destinato a recarsi alla masseria Montemartino. Questo drappello era composto di 22 bersaglieri| comandati dal tenente Paolo Pizzi di Bergamo| e| non appena giunto alla masseria sopra detta| vide 5 briganti| che abbeveravano i loro cavalli ad un fonte vicino. Furono assaliti da una grandinata di palle; ma quei pochi erano l'avanguardia di una forte masnada| che si avvicinava. Crocco e Caruso| con tutti i briganti| corsero all'assalto| ed il drappello dei bersaglieri appena ebbe tempo di ricoverarsi nella casa colonica. I briganti appiccarono il fuoco ai fienili soprastanti| cercando| col fuoco e col fumo| distruggere la truppa rinchiusa. Il tenente Pizzi| vedendosi a così mal partito| diede ordine ai suoi di slanciarsi fuori e combattere i briganti ad oltranza. In un attimo| i bersaglieri si disposero in quadrato| e sostennero una lotta terribile| ineguale di uno contro 10. Dei poveri bersaglieri ne caddero 15; al giovane ufficiale toccarono spietate sevizie. Preso e spogliato della tunica| ognuno di quei masnadieri gli vibrava un colpo di pugnale. «Ah! Vile canaglia (gridava| dimenandosi il povero tenente) uccidetemi presto| non mi fa paura la morte. Ma la voce dell'umanità ed il cuore in quelle belve| che non lasciarono di trafiggere la preda| e seviziarla orrentemente| se non quando lo videro mandare l'ultimo sospiro»10.
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