Stai consultando: 'Il brigante Crocco e la sua autobiografia '| Basilide Del Zio

   

Pagina (50/113)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (50/113)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Il brigante Crocco e la sua autobiografia

Basilide Del Zio
Tipografia G. Grieco| 1903| pagine 113

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   con una compagnia del suo battaglione| da Ripacandida verso il bosco del medesimo comune| mentre una seconda compagnia dello stesso 2° bersaglieri muoveva da Atella| per congiungersi in Iscalunga con la guardia mobile| comandata dal capitano Pisanti.
   Queste forze furono messe sotto gli ordini del capitano Della Chiesa| e| giunti alla masseria Stagliacozza| scovrirono i briganti che uscivano a cavallo. Erano comandati da Crocco| Ninco-Nanco e Caruso. I briganti fecero una scarica a grande distanza; ma poi si diedero a precipitosa fuga verso Sant'Ilario| per raggiungere il bosco di Lagopesole. Ma| impediti dal capitano Della Chiesa| essi si gettarono sopra Montalto| ove| inseguiti| furono costretti a sbandarsi| lasciando 24 briganti tra morti e feriti| 10 cavalli e molte armi.
   Dal 9 giugno al 26| vi furono altri attacchi nelle campagne di Lavello| Venosa| Montemilone| e sempre con truppa del 62° fanteria| cavalleggeri Saluzzo e cavalleria ungherese.
   I briganti avevano grande paura degli ungheresi| i quali| e per il loro coraggio| e per i buoni cavalli di cui disponevano| li inseguivano| specie quando il fatto succedeva in aperta campagna| mentre| quando avveniva vicino ad un bosco| la cavalleria non poteva più inseguirli| ed era costretta a battere ritirata. Nei piani| invece| i briganti erano sempre battuti. E così successe ad una banda di 28 briganti sorpresa| nel tenimento di Montemilone| dagli ungheresi| i quali li tagliuzzarono uccidendone 19| e facendone due altri prigionieri| che furono fucilati a Venosa9.
   Al 27 giugno| esce da Melfi un distaccamento di bersaglieri e 62° fanteria| comandati dal tenente colonnello Sauli cui si unisce anche il tenente dei reali carabinieri. Il Sauli aveva saputo che un gruppo di guardie nazionali si batteva coi briganti alla masseria Ferrieri. Ma| al vedere le truppe| fuggono verso il bosco di Cisterna di proprietà del principe Doria. Quattro melfitani| che facevano parte di quella guardia nazionale| e che si chiamavano Cantasoli| Leonetti| Cocolicchio e Marchitiello| furono barbaramente trucidati in mezzo alla campagna| e sul cadavere del Marchitiello| crivellato da undici pugnalate| si trovò uno scritto che diceva: «dopo undici giorni ti ho raggiunto. Donato Tortora».
   160