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Il brigante Crocco e la sua autobiografia

Basilide Del Zio
Tipografia G. Grieco| 1903| pagine 113

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   fatte da Francesco II al marchese La Vallette| la cooperazione dell'ex re e di tutti i borbonici nell'incoraggiare il brigantaggio| e non fa quindi meraviglia se questo doveva rialzare| nell'inizio dell'anno| più ferocemente il capo. E| quantunque nei primi mesi dell'anno vi fosse una certa tregua| pure| con l'inizio della primavera| ricominciarono| con separati attacchi| le medesime scene dell'anno precedente. Un primo attacco con la banda Crocco successe proprio nel gennaio 1862| con un distaccamento| che perlustrava il bosco di Ripacandida. Morirono parecchi briganti| fra i quali uno dei più feroci di quel paese| a nome Michele Di Biase.
   Ripacandida| dopo la reazione dell'aprile 1861| contava nella sola banda di Crocco più di 40 masnadieri| ed in quest'epoca| 15 erano stati uccisi in diversi scontri e 22 carcerati. Ed a proposito scrive il tenente Bourelly:
   «Sembrerebbe che| dopo questi successi infelici| e tale fine miserabile di tutti questi assassini| i paesani di Ripacandida si fossero disingannati sulla fortuna che poteva recar loro il nobile mestiere del brigante; ma pur troppo avremo in seguito a vedere come questo comune abbia sempre continuato a dar reclute e tremende reclute al brigantaggio».
   Altro più feroce attacco successe il 9 marzo 1862| nei piani di Spinazzola| verso la masseria Perillo. E qui cade| ed è orribilmente deturpato| il maggiore della guardia nazionale di quella città a nome Pasquale Chicoli. Egli aveva fatto parte del governo provvisorio di Altamura| ed aveva attirato sul suo capo l'odio dei borbonici e l'ira dei briganti.
   Circondato da numerosa comitiva a cavallo| comandata da Crocco e da Caruso| egli tenne fermo coi militi rimasti con lui| ma ferito gravemente e preso ancor vivo dai briganti| ebbe strappato e tagliato il mento| del quale il Crocco fece un ornamento al suo cappello.
   Altre lente sevizie gli furono fatte| finché non lo videro spirato. Egli non aveva che 27 anni e cadde da valoroso.
   «Agli uccisi| scriveva Floriano Del Zio| del 1861 a Venosa| a Melfi| a Barile| ad Avigliano| a Ruoti; ai morti in Basilicata| nelle Calabrie| nel Salernitano| nell'Avellinese si aggiungono ora i martiri della Capitanata.
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