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Il brigante Crocco e la sua autobiografia

Basilide Del Zio
Tipografia G. Grieco| 1903| pagine 113

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   comandavo ed i briganti non ubbidivano| o pure agivano in controsenso dei miei ordini»1.
   «Bastavano 5 o 6 uomini armati| per formare una banda e spaventare i dintorni di un paese| e spesso ad essi si univano anche donne| come la Marinelli| la Cianciarulo| la Curiello| deturpando con abiti strani l'indole e la grazia femminile| e lasciando tristi ricordi di sfacciata libidine e di atti eroici»2.
   Ma la banda più numerosa era sempre quella del Crocco. I più giovani| i più sani| i più coraggiosi la componevano. Assuefatti oramai ai pericoli| addestrati nelle armi| valenti nel cavalcare per fratte e per dirupi| audaci ed accorti negli assalti e negli agguati| appassionati al sangue ed ai delitti| e disciplinati nella loro tattica brigantesca| scorazzavano da assoluti padroni della campagna| in guisa che non si usciva fuori la cinta del proprio paese| né alcuno muoveva un passo| senza la difesa di gente armata. E se qualche signore si azzardava a qualche chilometro fuori l'abitato| poteva capitargli male| ed essere sequestrato per ricatto dai briganti. Così successe ad un gentiluomo| cioè all'avvocato signor Basileo Mandina| padre del sindaco di Melfi di quell'epoca| cavaliere Vincenzo. Quell'egregio avvocato e perfetto gentiluomo non aveva nemici| che anzi era amato e stimato da tutti. Fidando su questa sua bontà| un giorno si recò in una sua vigna a non più di un chilometro e mezzo distante da Melfi| ed in un istante venne catturato dai briganti Gammino e Caschetta e trasportato nei boschi. Fu rilasciato dopo parecchi giorni| e dietro ricatto di parecchie migliaia di ducati.
   «Ogni giorno| scrive il Riviello| venivano notizie delle selvagge ed orride gesta dei briganti| ed erano agguati ed aggressioni contro carabinieri| soldati e guardie nazionali| ricatti di proprietari e di massari| estorsioni contro possidenti e contadini; uccisioni innumerevoli e torture raccappriccianti; tagli di orecchi e tagli di menti e di nasi per controsegno di ferocia e di richiesta; turpitudini impudiche e stupri violenti; incendi di masserie e strage di bestiame; rabbia e vendetta contro liberali».
   In una parola| non era più la lotta contro il nuovo Governo| non era più la lotta per la restaurazione del Borbone| ma era quella del furto| era quella di un odio feroce contro qualsiasi sventu-
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