Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      S 7 R AFE-EX PEDI TIONvano da Rodighieri per disimpegnare le batterie. Bisognava obbedire.
      Ad uno ad uno i pezzi si mettevano sulla via del ritorno trasportati a forza di braccia, difesi con le mitragliatrici, con le baionette, coi calci del fucile. I cavalli erano tutti morti; le artiglierie nemiche avevano scoperto casualmente il punto avvallante del bosco dove, imbardati, aspettavano; su di esso avevano scatenato una nuvola di shrapneìs. Le povere bestie s'erano piegate sugli zoccoli con alti nitriti, con lo spavento della morte \ nei grandi occhi umidi e incoscienti, con le narici insanguinate e sporche di terra.
      Il maggiore si ritirava un momento nella trincea e scriveva le sue ultime riflessioni. « Il mio dovere è di restare qui dove i migliori del gruppo da me comandato sono caduti. Così interpreto la mia qualità di ufficiale i-taliano. Raccomando mia moglie che rimane sola al mondo. Nello strazio per la mia fine, le sia di parziale conforto apprendere che porta il nome di un soldato caduto per la patria ».
      Scendeva la notte. La battaglia non ristava : e fra le ombre solcate dalle luci sanguigne l'eroe scomparve per sempre...
      Il bollettino del 27 maggio annunziava l'ordinato ripiegamento delle nostre truppe dal monte Civaron in Valsugana, conseguenza immediata del progresso che mercè il doppio attacco frontale e latera'e, gli austriaci avevano potuto compiere sul margine settentrionale dell'altipiano d'Asiago. Dalle creste di Cima Mandriolo. di Cima Portule, di Cima Dodici, di Cima Undici, il basso Civaron era così dominato che il rimanervi avrebbe significato o esporsi a perdite senza la possibilità di infliggerne al nemico o rassegnarsi ad appiattarvisi alla meglio in una completa passività. Sarebbe dunque stato inutile, se non pericoloso, rimanervi, e in guerra tutto ciò che è inutile va condannato ed evitato.
      D'altra parte anche all'ala destra, come s'era fatto all'ala sinistra in Val d'Adige, in Va'larsa e a occidente del Posina e della conca d'Arsiero, la difesa si era si-
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 19. "Strafe-expedition"
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 159

   

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