Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      STRA FE-EXPEDl T10Ndi sommergere i superstiti nuclei di una forza che ormai si vantavano di avere inesorabilmente spezzata.
      Il maggiore italiano sapeva di essere solo coi suoi uomini e coi suoi pezzi : raccomandava la calma, tutti faceva giurare di non cedere un palmo di terreno : « siamo rimasti in pochi, ma possiamo bastare; dietro di noi si costituiscono le nuove linee; se avremo delle munizioni oggi, gli austriaci non passeranno; coraggio, figliuo-li ».
      I sentimenti paterni dell'ufficiale erano noti ai soldati; ora però si trasmettevano con quella improvvisa tenerezza che erompe dalle salde comunioni in uno stesso destino di morte, in un'identica dedizione stupenda. I pezzi, che avevano aspettato il nemico sino all'esatta visione de' suoi spostamenti rapidi e non ostacolati, incominciavano il tiro « a zero », sradicando gli alberi, mettendo nelle gole delle adiacenti valli la convulsione delle raffiche « a tempo »; la presenza degli italiani si manifestava dopo molte ore di un silenzio tragico che pareva aver cangiato la battaglia in un funerale.
      Le fanterie austro-ungariche si mostravano dapprima sorprese, poi, sospinte innanzi dall'onda interminabile dei rinforzi, precedute da una tempesta di fuoco, rapida, esasperante, compatta, che copriva di fiamme, di terriccio, di sassi e tronchi divelti i nostri otto cannoni, potevano sbucar dai seni arborati, nascondersi nelle fenditure delle rocce, iniziare quell'investimento metodico della catena compresa fra Val di Nos e la Galmarara, durato tre giorni; più cioè di quello che era necessario per la nostra valida riscossa di poi.
      A mezzodì il gruppo italiano era preso da tre parti : i « kaiserjager » stringevano il cerchio attorno ad esso, le pattuglie s'immolavano sotto le bocche dei pezzi, le mitragliatrici diradavano i serventi, i cadaveri si piegavano, in agghiaccianti pose, sui timoni, sui bordi dei carriaggi, fra montagne di bossoli ed argini di sacchi di terra spappolati. Da un osservatorio non molto distante, partiva l'invito alla ritirata : l'eroico maggiore non l'accettava ; che gli mandassero delle munizioni, rispondeva in
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 19. "Strafe-expedition"
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 159

   

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Val Galmarara