Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      LA GRANDE GUERRA D'ITALIAtive che la sfiducia non dovrà scalfire giammai; sappiano che è necessario preparare l'anima a tutti i sacrifici, nessuno escluso, per conquistare palmo a palmo, ora per ora, la suprema gioia del trionfo. »
      Le classi popolari, alle quali maggiormente erano rivolte queste parole, dimostrarono col loro fermo atteggiamento di possedere salda volontà e d'intendere il valore e l'ideale bellezza del dovere e del sacrificio. Il popolo lavoratore diede con slancio alla patria, insieme allo sforzo delle sue braccia, l'energia e la resistenza di un'anima collettiva fortemente temprata.
      La prima vittoria, anteriore a quella che si delineava coi primi successi delle nostre armi, fu la grande vittoria civile, moralé e veramente nazionale.
      « È storia di ieri — scriveva Vittorio Cian — e sembra già storia di tempi lontani. Questa nazione che, faticosamente, eroicamente s'era ricomposta ad unità, nell'atto che veniva ricostituendosi con una mirabile manifestazione di energie anche nel campo economico ed industriale e nelle forme più nuove dell'attività intellettuale, fu sottoposta ai più tristi esperimenti che si potessero escogitare per colpa di una disastrosa politica interna, dovuta ad un degenere parlamentarismo pseudo-democratico, personale, dittatoriale. All'Italia fu inflitta una cura deprimente, dissolvente, dalla quale è meraviglia abbia potuto sollevarsi appena in tempo. Fu un lungo, lento stillicidio velenoso, un esercizio ininterrotto di autodenigrazione, pel quale tutti i valori morali del popolo nostro venivano spietatamente deprezzati, quasi in una Borsa dove la patria fosse giocata da una banda d'ignobili ribassisti. Di qui uno scoraggiamento profondo che aveva invaso anche ì migliori; un senso di dubbio, di sospetto, di sfiducia, di amara rinunzia. Il popolo nostro — si ripeteva in tutti i toni e i fatti sembravano dar ragione alle tristi parole — è sovratutto giudizioso, fornito di buon senso pratico, alieno dalle utopie dei rompicolli, povero, e desideroso di supplire alla povertà col lavoro; un popolo essenzialmente imbelle, destinato quindi a rimanere docilmente legato al-
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 18. Il popolo guerriero
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 156

   

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