Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      IL POPOI O GUERRIEROSi sarebbe creduto che armi e fede avessero fatto, nel campo esteriore, perfetto divorzio, era stata abolita la messa in corpo, si era posta una cura particolare nel laicizzare la milizia, nel togliere di mezzo qualsiasi occasione che potesse, anche lontanamente, vulnerare il principio della più assoluta separazione, anche nelle forme esteriori.
      Invece si tornò alle 'lontane origini. Se la guerra moderna centuplicò la potenza distruttiva ed allargò smisuratamente la grandiosità del quadro dell'azione, non potè far niente per distruggere nelle anime lo sgomento dell'ignoto, che spesso si concreta e si afferma nella a-spirazione e nell'appèllo divino.
      « Molti — diceva il Bermani — ne ho veduti di cotesti soldati neri, e tutti maestosi, ammirevoli, trasfigurati da una Ilice ignota.
      « La guerra, resuscitandoli, ha tolto loro d'addosso la umiltà convenzionale e un po' ambigua del prete, li ha circonfusi d'una aureola fervida di coraggio, da cui la fede traluce più pura : ha dato loro l'aspetto forte e virile del soldato, l'incedere risoluto e marziale di chi ha l'anima intesa ad una meta suprema, e vi va incontro indomito e fiero, a testa alta, pieno di luce e di speranza.
      (( La novella missione di carità cui Dio li ha chiamati, traspare dai loro volti come una gioia contenuta e pensosa. E vanno al fuoco e alla morte come andrebbero ad una festa della loro parrocchia, o missionari in Cina, o fra le tribù dei cannibali, a portare la parola della fede e della speranza là dove non è che la strage.
      « La loro giovinezza, la loro salute, la loro forza, vanno oltre la vita e il destino umano; le parole che essi diranno tra il rombo del cannone, sotto le raffiche della mitraglia, saranno certo assai più concitate e brevi, ma quanto mai più fervide e sincere e profonde di quelle sussurrate all'ombra fredda del confessionale, nel languore della vita umiliata!...
      <( E non pure i preti, ma i frati dei soldati ho veduti, con al bavero le stelle e i bordi d'argento al cappello.
      « Sotto la rozza e pesante tonaca francescana, il
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 18. Il popolo guerriero
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 156

   

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