Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
 
  
  
  
  
 
     
LA GRANDE GUERRA D'ITALIA *
 
     
mantenere italiane le nostre terre; quando fra l'indifferenza e l'abbiezione dell'Italia
 
     
con animo fidente e superboaffermavamo i diritti e la forza della nostra razza contro il duplice assalto straniero
 
     
noi non sentivamo di sostenere una italianità locale o regionale : sentivamo di combattere per l'Italia e per l'avvenire degli I-taliani; e continuavamo con lieto orgoglio la nostra lugubre battaglia per mantenere alla Nazione
 
     
che ci i-gnoravai suoi confini
 
     
i suoi porti e il suo mare.
 
     
« E quando giunse finalmente l'ora della speranzala creduta vigilia della guerra liberatrice
 
     
noiche a-vremmo potuto facilmente cingerci della corona del martirio e acquistarci davanti ai presenti e ai posteri la gloria di antesignani; noi che ci sentivamo tranquillamente l'animo di farlo
 
     
perchè la lunga sventura e la lunga guerra se ci ha insegnato ad essere sempre freddi e serenici ha insegnato anche che l'onore vale più della vita e la Patria è più vasta del nulla
 
     
noi non lo facemmo.
 
     
« Non lo facemmo perchè il bene d'Italia voleva l'attesa e la pazienza e la disciplinaperchè il giorno nel quale avemmo promessa solenne della guerra
 
     
ci sentimmo legati dall'obbligo dell'obbedienza. E quelli che oggi ci abbandonano lo sanno.
 
     
« Orapoiché la speranza ci ha perduti e la promessa ci ha legati mani e piedi
 
     
tutto è perdutoanche l'onore : l'onore degli Italiani e l'onore nostro.
 
     
« Oh fratelli di Trento
 
     
fidi e fieri compagni della lunga travagliosa attesanoi non vi invidiamo la libertà che forse avrete domani. La vostra sventura non è minore della nostra. Siete anche voi Italiani
 
     
e il disonore della Patria pesa ugualmente su tutti i suoi figli.
 
     
<( Un'ultima speranza ancora ci resta : il Re. 11 Re nostroche abbiamo riconosciuto
 
     
venerato e servitoquando nelle vie della nostra città sventolavano le insegne dell'Imperatore straniero; il Re che i nostri padri con le loro donne andarono a salutare ed invocare
 
     
sapendo che al ritorno li avrebbe aspettati il carcere austriaco.
 
     
« Noi possiamo guardare in faccia il Re e parlargli
 
     
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