Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

Pagina (37/196)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

      LA CALATA DEI PROSSENETIriente. Finche si trattò di rispettare lo statu quo, finche l'Impero ottomano rimase uno Stato balcanico e adriatico, anche il silenzio gonfio di equivoci e di diffidenze bastò a tenere in "Diedi l'accordo fra le due Grandi Potenze adriatiche. Ma il giorno in cui la Turchia cessò quasi completamente di esistere nell'Oriente europeo, la formula negativa del « non toccare )> cominciò a rivelarsi insufficiente a mantenere l'accordo.
      Si poteva sperare bensì che la nuova sistemazione risultata dalle due guerre balcaniche avrebbe costituito il nuovo statu quo sul cui rispetto Italia ed Austria a-vrebbero potuto consentire; ma all'atto pratico s'è visto che l'Austria non si appagava di un ordine di cose che equivaleva al crollo del suo programma di espansione, ed anche ad un notevole accrescimento del pericolo slavo. Infatti l'Austria-Ungheria un bel giorno si apprestò a rompere, con l'aggressione alla Serbia, il nuovo statu quo balcanico, senza curarsi affatto di definire anticipatamente i rispettivi diritti ed interessi con l'Italia, anzi lasciandola completamente al buio della stessa mossa diplomatico-guerresca contro il Governo di Belgrado...
      Quale meraviglia dunque, che a questo punto la mobilitazione dell'alleanza italo-austriaca, e cioè il passaggio della alleanza stessa dallo stato di pace allo stato di guerra non abbia potuto avvenire?
      Errore del Governo di Vienna o del suo ambasciatore a Roma? Probabilmente di ambedue. Al Ballplatz non si ricordarono, neanche nel supremo momento in cui si accingevano a scatenare una guerra decisiva per le sorti della monarchia, la vera ragione per la quale l'Italia, trentadue anni prima, era entrata terza nella già esistente alleanza austro-germanica. Era stata quella una ragione d'equilibrio, in quanto l'Italia mirava a garantirsi contemporaneamente da nuove offese francesi ai propri interessi mediterranei e da nuove offese austriache ai propri interessi adriatici. Non soltanto lo sbarco di Tunisi, ma anche l'occupazione della Bosnia-Erzegovina furono le molle che ci indussero ad andare a Berlino passando per Vienna.
      — 37 —


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

   

Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 10. La calata dei prosseneti (Gli inviati straordinari)
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 181

   

Pagina (37/196)






Impero Stato Grandi Potenze Turchia Oriente Italia Austria Austria Austria-Ungheria Serbia Italia Governo Belgrado Governo Vienna Roma Ballplatz Italia Italia Tunisi Bosnia-Erzegovina Berlino Vienna Ungheria