Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      L'ITALIA INCATENATAcatorio tra il Judrio e l'Adige, nel caso di un'improvvisa rottura coll'Austria sarebbe per noi giocoforza ritirare le truppe avanzate dietro il buon fiume tutorio per poter compiere al riparo la mobilitazione e lo schieramento strategico.
      In altre parole, fin dall'inizio della campagna ci vedremmo obbligati alla stretta difensiva, abbandonando al nemico ereditario sei sopra otto province della Venezia, quanto dire quasi tutto il .patrimonio di San Marco.
      Il Tirolo Meridionale, figlio geologico dell'Adige, si ficca come un cuneo nel bacino padano, non pur rompendo l'arco magnifico delle nostre Alpi, ma minacciando a dritta Brescia e Milano, Vicenza e Padova a manca, senza parlar di Verona, signoreggiata dall'acrocoro di Rivoli, nome risonante nei secoli.
      Il Trentino in mano all'Austria, che possiede per esso ambe le rive dell'Alto Adige, ossiano ambe le chiavi di Verona, infirma e per così dire annulla il Quadrilatero famoso, che ai tempi di Bonaparte non esisteva ancora, e tanto filo da torcere diede agli strateghi sardi, e nel '59 impensieriva siffattamente lo Stato Maggiore di Napoleone III, da suggerirgli l'armistizio di Villafranca, e nel '66 governava così la non lucida mente di Alfonso La Marmora, da fargli concepire il temerario disegno dei due attacchi simultanei dal Mincio e dal Po.
      Il Quadrilatero fatto italiano è un vero pleonasmo; peggio ancora, un imbarazzo strategico. I forti di Verona, staccati sì, ma non troppo, il cui fronte è rivolto a meriggio, malamente potrebbero rintuzzare un attacco dal nord. Peschiera, « bello e forte arnese » ancor nel secolo di Dante, che non seppe reggere a un molle assedio nel '48, oggi cadrebbe ai primi obus-torpilles; Le-gnago è poco men che un'epica ruina, una illustre bicocca; Mantova sola, grazie al suo lago e più ai suoi pa-duli, serba un certo strategico valore, benché in postura piuttosto eccentrica, che mai varrebbe a impedire un'avanzata sia verso Milano, sia verso Cremona o Rovigo.'
      Chi non vede, — chiedeva Colautti, — come il dominio absburgico sul Trentino sia una minaccia costante ^ tutta l'Italia continentale, un pericolo grave per la com-
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 2. L'Italia incatenata (33 anni di Triplice Alleanza)
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 208

   

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