Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      LA GRANDE GUERRA D'ITALIAlimitarci alla sola ammirazione, è tempo che cominciamo ad imitare i nostri vicini. Purtroppo però da noi fino ad ora poco o nulla si è fatto; dalla morte del generale Pianell ci siamo quasi dimenticati di avere una frontiera orientale; i forti sono pochi ed antiquati, le linee ferroviarie insufficienti, le guarnigioni meschine.
      « Nella provincia di Udine, la più grande del Veneto, e che si trova all'estremo confine, vi sono quattro squadroni di cavalleria e tre battaglioni di fanteria e durante l'estate un battaglione di alpini; eppure colà noi abbiamo una parte della frontiera che corre in rasa pianura, bizzarramente tra i campi, segnata da pali e da cippi, poiché l'Isonzo è in territorio austriaco; eppure è di là, da quella porta spalancata che calarono più volte i barbari e gli invasori. Roma qui costruì Aquileia, sede di legioni; e fino a tanto che Aquileia resistette, Roma non tremò; i Veneziani eressero Palmanova, forte arnese di guerra, ora smantellata; la terza Italia risorta a dignità di nazione oggi che le condizioni finanziarie le permettono di pensare seriamente alla sua difesa non ha saputo invece sino ad ora far altro che togliere ad Udine la sede del distretto militare per portarla a Sacile, facendo chiaramente comprendere che in caso di conflitto tutta una nobile provincia verrebbe irremissibilmente abbandonata, con immensa ripercussione morale sullo spirito della nazione. »
      In queste condizioni di schiacciante superiorità militare, l'Austria poteva seguitare contro di noi quella sua politica intesa a sopprimere l'italianità dentro i suoi confini, a crearci nell'Adriatico e nei Balcani una situazione d'irritante vassallaggio, a negarci* qualunque compenso pel possesso della Bosnia-Erzegovina, a minacciarci due volte l'invasione, a impedirci durante la guerra libica qualunque azione mirante a colpire nel cuore la Turchia.
      Ma altri richiami vi furono. Tra le voci indicatrici ed ammonitrici, che invano tentarono di scuotere l'indifferente apatia del pubblico italiano, v'è pure questo discorso pronunciato il 6 giugno 1908 alla Camera dall'o-
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 2. L'Italia incatenata (33 anni di Triplice Alleanza)
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 208

   

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