La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini

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      splosioni di gioia. Per un yiorno le popolazioni delle grandi città, specialmente delle capitali, parvero impazzite. Si abbandonarono ad una vera e propria orgia di baccano, di sbandieramenti, di delirio collettivo e... . di peggio, come a memoria d'uomo nessuno ricordava. Però in quei giorni della gioia e anche dopo passato l'entusiasmo, governanti e popoli alleati ebbero il torto di dimenticare che la guerra era finita in conseguenza della vittoria italiana e che l'Intesa aveva fatto deporre le armi alla Germania, non per effetto di una battaglia vinta sul campo, ma perchè il nemico rinunciava alla lotta mentre calpestava ancora il terreno conquistato. Dimenticarono o vollero dimenticare che se gli Stati Uniti avevano deciso nel 1918 le sorti della guerra, l'Italia era entrata nel conflitto immane nel 1915, quando queste sorti erano terribilmente incerte, vi era entrata povera, imp-eparata con scarsa artiglieria, con le navi non provviste del necessario, senza munizioni, senza fucili, senza scarpe pei soldati e in quelle condizioni aveva col solo gesto di spezzare le catene che la legavano agli imperi centrali salvato la Francia e per conseguenza l'Europa ; poiché se l'Italia non avesse dato la sua parola che non avrebbe mai attaccato la sorella latina, se avesse solamente taciuto le sue intenzioni, gli ottocentomila francesi schierati in Savoia non si sarebbero mossi, la battaglia della Marna sarebbe stata perduta e pochi giorni dopo le armate tedesche sarebbero entrate a Parigi dove Guglielmo II avrebbe potuto liberamente fare la sua famosa colazione. E' facile immaginare il contegno che avrebbe tenuto l'Inghilterra in conseguenza della capitolazione della Francia e si può anche asserire che tre anni dopo gli Stati Uniti non a vrebbero avuto bisogno di muoversi per salvare il mondo il quale avrebbe portato in seguito sid capo l'elmo col chiodo prussiano. Dimenticarono troppo presto che gli Alleati avevano chiesto all'Italia il suo aiuto solo contro l'Austria e che il suo compito avrebbe dovuto limitarsi ad impedire che il comando austriaco potesse distogliere delle forze per mandarle su altri campi, mentre invece l'Italia mandò poi, fra soldati ed operai in Francia, in Albania e in Macedonia duecentomila uomini che, come abbiam visto, compirono eroica-meu+" e vittoriosamente il loro dovere; dimenticarono che l'Italia chiamato sotto le armi cinque milioni di
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La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919
di Paolo Pallavicini
Società Libraria Italiana New York
1919 pagine 519

   

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