La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini

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      la insidiosa politica degli AbsJbupgp^.ajsrpbbe costituito-, il pili, saldo fondamento della nuova civiltà europea.
      E 1' 11 aprile l'on. Orlando riceven.dp,i.diversi rap':' presentanti di. queste nazionalità oppresse. ricon<}gc£va i loro diritti e prometteva di-appoggiare le loro aspirazioni consacrando così ufficialmente è fatalmente quello che fu chiamato il Patto di Boma*
      A capo della missione Jugoslava yi era il Dottor Trumbic, il quale aveva già fatto noto gli appetiti dei suoi rappresentati. Serbi, croati, sloveni, che sin dai primi mesi della guerra si erano affacciati nel mondo delle nazioni coll'intenzione di unirsi sotto il nome di jugo slavi pretendevano come programma massimo tutte le terre dell'Adriatico orientale sino al vecchio confine italo-austriaco. Il convegno doveva conciliare queste pretese troppo in contrasto colle aspirazioni i-taliane e si affermò allora che il Patto di Roma non toccava in nessun modo il Patto di Londra, perchè i principii fondamentali del nostro diritto internazionale dovevano rimanere integri ed immutati. E parve che l'accordo completo fosse venuto sopra tutto quando nell'eterna Roma furono consegnate le bandiere a quelle legioni di volontari delle nazionalità oppresse che andarono a battersi coi nostri soldati al nostro fronte.
      La storia ci dirà quanto fosse ben collocata quellafiducia e quali risultati abbia dato il Patto di Roma. > * * *
      Il terzo anno di guerra per l'Italia si chiudeva dunque, malgrado la grave situazione generale, in ottime disposizioni di spirito, con un legame più vivo fra gli Alleati cementato dal sangue inglese e francese che. per quanto, fort unitamente, in piccole proporzioni, era stato versato eroicamente sul Montello e sul monte Tomba.
      Mentre in Macedonia le nostre truppe si mantenevano salde nelle posizioni occupate e in Palestina si erano magnificamente cooperate cogli alleati alla conquista di Gerusalemme avvenuta il 9 dicembre 1917, al nostro fronte si presentivano già i segni forieri di quello che stava maturando nella testa di Armando Diaz.
      La fiducia era completamente rinata nel Paese. Le fatidiche note "Va fuori d'Italia ! Va fuori che è ora !'" erano intonate da tutti colla ferma intenzione che n questo risultato si giungesse presto.
      Così nelle manifestazioni ufficiali e popolari che eb-
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La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919
di Paolo Pallavicini
Società Libraria Italiana New York
1919 pagine 519

   

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