La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini

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      lari non gioverebbe: dirò soltanto, con fierezza e coni piacimento, clie, fra non guari, bandiere di reggimenti italiani saranno spiegate al vento sui campi di Picar-dia e di Fiandra insieme alle bandiere alleate.
      Così l'intima comunione di anime esistente tra Governi e tra popoli sarà ancora una volta cementata dalla fratellanza di armi e di sangue; così, con solidarietà materiale e spirituale, noi assistiamo all'immane comune cimento con comune ansia fraterna, con la stessa fervida speranza, con lo stesso ardente augurio.
      La Francia e gli Alleati accolsero con vivi elogi e con grande soddisfazione questa nuova prova di lealtà ed attaccamento dell'Italia, ma è bene ricordare che a parte la Legione Garibaldina che aveva già versato e-roicamente il suo sangue nei boschi dell'Argonne, in Francia vi erano da molto tempo molte migliaia di o-perai italiani che portavano un enorme contributo alle industrie di guerra e civili necessarie ai francesi.
      L'Italia anche in questo campo dava un meraviglioso, colossale esempio avendo sviluppato queste industrie nel regno in modo che non sarebbe parso credibile se non se ne fossero visti i risultati. Già dal giugno 1917 oltre seicentomila operai lavoravano negli stabilimenti militari e in quelli ausiliari per scopi pretta* mente militari, non comprese quindi le industrie tessili, del cuoio, di confezioni del vestiario e dell'equipaggiamento, le industrie agricole e alimentari interessanti i servizi logistici dell'esercito. Le donne rivelarono capacità insospettate, nella fabbricazione dei proiettili e nella montatura completa dei motori d'aeroplani.
      La Lombardia teneva il primo posto con un esercito di 200.000 operai : veniva poi il Piemonte e la Liguria, rispettivamente con 120.000 e 100.000, l'Italia centrale con 80.000, il Veneto e l'Emilia con 30.000, l'Italia meridionale con 50.000 e la Sicilia con 20.000.
      Dopo aver sopperito ai propri bisogni di guerra, l'Italia si era messa in condizione di aiutare anche i suoi Alleati. Essa produceva ormai tutto : i cannoni da 381 e da 305, i mortai da 200 e da 210, l'artiglieria di medio calibro: 152 e 149, i cannoni eia 105 e 102; i piccoli calibri: il 75 e il 05. Le piccole artiglierie antiaeree uscivano dalle officine italiane che producevano i proiettili per tutte queste artiglierie. Ogni mese si fabbricavano centinaia di cannoni e centinaia di
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La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919
di Paolo Pallavicini
Società Libraria Italiana New York
1919 pagine 519

   

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