La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini

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      assai limitate. A Concordia Sagittaria, per tre volte, ed ima di queste dall'attendente del cappellano militare del oi;;° Reggimento Honwed, è rubato il vino delle sante messe. Il comandante Karl von Bottojondi, del II battaglione ciclisti austriaco, il quale derubò il vicario parrocchiale Rev. Francesco Frasanchin di ogni cosa, gli aveva pure imposto di recitare un "oremus'" per l'imperatore ("io — dice il teste — celebrai la messa per il popolo, recitai 1' "oremus"... per il re d'Italia") : alla line della Messa un altro ufficiale lo obbligò a fermarsi sull'altare mentre i soldati canta vano l'inno austriaco.
      Il parroco di S. Michele al 'ragliamento, per avere accennato, conversando con un cappellano militare, ai danni patiti dalla sua chiesa, venne minacciato d'internamento. l"n comandante austriaco voleva imporre a don Rinaldo Fossati, già parroco di S. Nicolò sul Piave, poi profugo a Lugugnana, di celebrare colà, il 2(5 luglio, una messa in favore di una donna di notorii cattivi costumi, e voleva pure imporgli di avvertire la popolazione che la messa era celebrata per costei, invitando la popolazione medesima a pregare per la di lei prosperità: il parroco, naturalmente, si è rifiutato.
      Ma di questo comandante che fu poi nostro prigioniero sono narrate altre gesta più significanti :
      Ripetutamente abusò di una povera ragazza profuga del Piave, avendo cura di ubbriacare preventivamente il padrone di casa per impedirgli di prestarle aiuto: (è in atti la confessione della fanciulla, dell'oltraggio patito). Per propria speculazione, derubava sistematicamente i contadini di tutto quanto possedevano, e settimanalmente spediva in Austria il meglio del bottino : cuoio, generi alimentari, sapone, filo. Dopo aver derubato un pover'uomo, certo Aere di Villanova, di quanto aveva, voleva imporre ad un medico di farlo internare come malarico con tutta la sua famiglia, per avere egli osato di protestare presso il comando distrettuale di Portoguaro.
      Aveva ragione quel generale austriaco che, con rara franchezza, disse un giorno : "Dopo quattro anni di guerra io comando un esercito, non di uomini, ma di bestie".
      Quello che non fu rubato, fu requisito: ma anche questa era un'irrisione.
      Non mancarono buoni con satire ironiche ed insolen-
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La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919
di Paolo Pallavicini
Società Libraria Italiana New York
1919 pagine 519

   

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