La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini

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      A conclusione di questa straziante pagina di delitti d'ogni genere riportiamo alcuni brani testuali dell'inchiesta ufficiale eseguita con minuta scrupolosità, con un rigido criterio nella scelta degli episodi scartando tutti quelli che non poterono essere con assoluta evidenza provati e documentati. Sono note che vengono fortemente e sinistramente in appoggio a tutto quanto abbiamo detto più sopra e che danno valore ufficiale, inesorabile ed indiscutibile alla fosca esposizione di cui è oggetto questo capitolo della nostra storia.
      L'art. 46 del Regolamento dell'Aia, ratificato dall'Austria e dall'Ungheria, dice: "L'onore e i diritti di famiglia la vita degli individui e la proprietà privata, del pari che le convinzioni religiose e l'esercizio dei culti, devono essere rispettati. La proprietà privata non può essere confiscata."
      Ma l'esercito invasore volle dimenticare quello che era — non solo articolo di regolamento — ma dovere elementare di umanità, e diede sfogo alla bestialità più repugnante e violenta contro l'onore delle nostre donne. Nè gli ufficiali intervenivano a reprimere e a punire, ma prendevano essi pure parte a tali violeuze, contro cui le nostre donne dovevano difendersi notti e notti di seguito, con tutti i mezzi.
      Un egregio sacerdote che accenna anche ad altre violenze del genere, scrive: "So di una mamma che passò una notte, seduta colle figlie sulla ribalta del granaio, mentre i soldati si imbestialivano contro i letti vuoti".
      Purtroppo di parecchi altri stupri, consumati o tentati, è traccia nei terribili verbali.
      Del senso umanitario, di certi ufficiali è prova quanto racconta una donna, e conferma il parroco di Lison : Ad una donna di Lison certa Trevisanutto Rosa è requisita l'unica mucca, che dava il latte per due suoi teneri gemelli: la madre si presenta ad uu ufficiale, chiedendogli per grazia che la mucca le sia restituita : per tutta risposta l'ufficiale le dice che i bambini, che tiene in braccio, li arrostisca, e la caccia brutalmente.
      Le formacie furon in parte devastate, i medicinali erano rifiutati ai borghesi se non portavano uova e polli, il che praticamente si riduceva a lasciameli privi. I malarici erano tolti dalle loro case, e, coi congiunti anche sani, internati in zone inospiti, dove avevano, e non
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La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919
di Paolo Pallavicini
Società Libraria Italiana New York
1919 pagine 519

   

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