La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini

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      In città invece — dice la lettera — la tristezza ed il terrore. Per le vie non si incontravano che radi cittadini, che si scambiavano più con lo sguardo che con la parola il mesto augurio. Ma le trattorie ed i caffè rigurgitavano di gente: ufficiali e soldati nemici, corrispondenti di giornali austriaci e germanici, donnine allegre, commercianti ed incettatori. Mentre nelle trattorie e nei caffè si faceva baldoria, nelle case si languiva. Tutte le provviste erano scomparse: appena giunti, i nemici avevano costretto la popolazione a consegnare quanto aveva di viveri e di combustibile. Di Natale, come negli altri giorni, si dovette fare coda agli spacci, disciplinati dal Comando, per prelevare la magra razione.
      Una commovente affermazione segue più innanzi.
      Ai "fortunati che hanno potuto allontanarsi prima che il nemico giungesse", chi scrive vuol far sapere che non soltanto sul Piave si combatte, ma anche là, sotto il tallone nemico. "Tu lo sai — dice — : sono rimasti tutti quelli che avevano in famiglia qualche persona cara o malata o impotente, e quelli che furo-rono sorpresi dalla sciagura alla quale sino all'ultimo momento non credettero. Noi supponevamo possibile la battaglia sul Natisone o sul Torre. Credevamo che la città venisse esposta al fuoco dell'artiglieria nemica, ma che non venisse occupata; perciò siamo rima sti. E in fondo è bene. Credevano i nemici di trovarci piegati e sopraffatti dalla sventura, e nei primi giorni ci vennero incontro con mellifluità e con sorrisi. Ma noi serbammo il rigido e dignitoso contegno che deve essere tra vincitori e vinti. Vi fu una sola eccezione, quella dell'avv. Luciano Fantoni, sindaco di Gemona. Egli andò incontro al nemico, offrendo i suoi servigi. La cosa non meraviglia : costui, in Consiglio provinciale, nel 1911, rifiutò di «lare il suo voto per le feste commemorative del cinquantenario della proclamazione del regno d'Italia".
      La lettera racconta quindi come avvenne, nella notte dal 27 al 28 ottobre, fra l'infuriare di un uragano, l'occupazione della città: "Colonne di fuggiaschi, venuti anche dalle province, attraversavano le vie principali verso la porta Venezia. Sembrava l'emigrazione di un popolo sospinto dal destino verso lo ignoto. Ordinata, procedeva la ritirata dei nostri della III Annata. Verso mezzanotte, il passaggio delle
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La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919
di Paolo Pallavicini
Società Libraria Italiana New York
1919 pagine 519

   

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