La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini

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      All' inizio dei fuoco dell'artiglieria fu chiaramente visto dal largo il segnale luminoso convenuto col quale il comandante Pellegrini indicava ai compagni: •'Ho silurato una nave", subito seguito da un altro che significava : "Distruggo la mia imbarcazione, Ogni opera di soccorso è inutile". Compiuta così l'azione, il convoglio riprese il largo verso la sua base, dove giunse incolume all'alba. La reazione da parte del nemico si limitò ad un tentativo di attacco aereo contro il convoglio stesso, che fu mandato a vuoto dal tempestivo intervento di una nostra squadriglia di idrovolanti da caccia, la quale, dopo accanito combattimento e malgrado la propria inferiorità numerica, riusciva a respingere i velivoli avversari e ad abbatterne tre.
      I segnali luminosi lanciati dal comandante Pellegrini dimostrarono che la sua missione era riuscita, come pure i colpi di cannone ed i fasci dei proiettori, rimasti in azione per circa due ore, fino alle 5.15, essendo stati costantemente diretti verso un punto all'interno del porto, escludevano ogni equivoco circa i segnali stessi. Era quindi fuori dubbio che una unità nemica, colpita da due siluri, era stata affondata. Il comandante Pellegrini ed i suoi valorosi compagni rimasero prigionieri.
      * * *
      Sul Piave, l'opera dei marinai fu di un'eccezionale efficacia e dimostrarono come gli eroi del mare si potevano trasformare in eroi di terra. Essi contribuirono in mille episodi alla resistenza delle nostre linee, ma specialmente si distinsero nel rendere vano il tentativo dell'ala sinistra dell'armata di Borovic che vo-i leva scardinare la resistenza italiana sul Basso Piave, avvicinarsi a Venezia, assediarla, occuparla.
      Fino al 17 dicembre le sue artiglierie da San Donà al mare avevano tempestato le nostre linee e le nostre retrovie non solo a granate ed a shrapnels, ma anche con bombarde di tutti i calibri. Le sue punte avanzate di mitraglieri mobili dimostravano un'attività insolita. Attraverso l'isola palustre formata dalla divergenza dei due corsi del Piave — il nuovo a nord e il vecchio a sud — era un continuo traffico di zatteroni e di tavoloni trascinati a braccia per tentare di gettare ponti sul fiume vecchio e metter piede sulla opposta riva. Questi molteplici tentativi vennero tutti respinti; le passerelle austriache infrante dai colpi e le
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La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919
di Paolo Pallavicini
Società Libraria Italiana New York
1919 pagine 519

   

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