La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini

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      brica d'armi o di munizioni, non v'è polverificio in Austria-Ungheria ove non lavorino prigionieri italiani. Le strade militari in Galizia, in Polonia, in Serbia, in Albania, i trinceramenti ed i lavori di fortificazione semi-permanenti,, fatti in previsione di possibili ritirate, sono eseguiti dai prigionieri di guerra italiani: in molti punti del fronte, anzi dei fronti austro-ungarici i lavori di corvée e di retrovie sono dei prigion eri. La prova e-vidente di queste asserzioni si ricava dalle deposizioni concordi di tutti i prigioniei'i di guerra '.
      Quanto al vitto die l'Austria somministra ai prigionieri che lavorano è così scarso che parecc'ii muoioro di lame, altri per malattie dovute alla mancanza di nutrimento; i più ritornano a Mauthausen distrutti. Quanto alla disciplina, i prigionieri lavorano 14 e 15 ore al giorno, scalzi, laceri, esposti a tutte le intemperie, a tutti i disagi. Chi tenta sottrarsi al lavoro — anche se impossibilitato per malattia — è condannato al palo — due, quattro, sei ore — chi tenta sottrarsi con la fuga è fucilato sul posto. Parecchi perdettero in tal modo la vita ; vi sono stati ancora tre o quattro prigionieri che volontariamente se la tolsero. In effetto è fortuna essere uccisi. La pallottola o la baionettata è desiderata come liberatrice, perchè in caso contrario si ritorna negli ospedali di Mauthausen distrutti
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      Un nostro ufficiale in un'altra lettera così parlava della sua prigionia :
      I soldati prigionieri muoiono di fame, di freddo, di inedia, di stenti, di fatiche, di malattie epidemiche. Rancio : acqua calda. Pane : cemento armato. Lavorano nei campi, nelle fabbriche, nelle retrovie dei campi russi, romeni, serbi. Quei pochi che riescono a tornare non hanno più nulla di umano : non potranno riaversi mai più. Io li ho visti ed ho pianto. Bisogna dirlo questo ; bisogna che si sappia cosa sono i nostri nemici; bisogna che i Comitati provvedano a mandare cibi e medicine. Bisogna dire anche che questi aguzzini, non contenti di vederli morire, li torturano sospendendoli al palo, staffilandoli, colpendoli coi calci dei fucili, pungendoli con le baionette. Fra quelli che sono in questo campo, la tubercolosi e il tifo fanno strage. A volte cadono sui campi sfiniti, colpiti dal male; li caricano su un carrello per poi buttarli su un mucchietto di paglia in usa baracca che chiamano ospedale. Muoiono a dozzine ogni giorno
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La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919
di Paolo Pallavicini
Società Libraria Italiana New York
1919 pagine 519

   

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