La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini

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      quistare il massiccio del Kuk, che i nostri soldati hanno subito italianizzato chiamandolo Cucco, e l'altra le groppe che si accavallano attorno alla sella del Vodice, dal quale prendono il nome. Cinque colonne della brigata Firenze dovevano investire il Cucco, due dalla linea centrale della testa di Ponte Piava, tre dalle linee delle case di Zagora, nodo di formidabili difese. La prima ondata superando i minati trinceramenti, per i varchi aperti dalle artiglierie e dalle bombarde, si era lanciata su per il pendio roccioso verso un boschetto sotto la prima vetta settentrionale di quota 535. Il battaglione era condotto all'assalto da una magnifica tempra di soldato : il maggiore Buzzani. Compiuto lo sbalzo leonino, mentre il maggiore col braccio teso indicava la strada, la prima raffica di mitragliatrici lo fulminava davanti ai suoi soldati, che, deposto il corpo del loro ufficiale sotto una roccia, continuarono ad arrampicarsi verso i trinceramenti nemici.
      La quota 535 veniva occupata coll'aiuto di altri reparti dopo quattro ore e una serie di assalti ondeggianti e di lotte titaniche.
      I reparti che dovevano compiere la marcia fianclieg-giante verso quota Gli vennero arrestati da tiri di sbarramento di mitragliatrici appiattate fra le fortificate macerie di Zagora. Anche tutte le artiglierie nemiche dall'altipiano di Bainsizza appoggiavano la resistenza dei difensori con insistenti tiri di sbarramento.
      Solo la mattina del 15 i fanti della brigata "Firenze" mutando l'esecuzione del piano iniziale a causa della resistenza e della minaccia nemica, mentre una colonna della brigata "Avellino'' batteva la resistenza di fianco, si lanciarono all'assalto contro la quota Gli sommità massima del monte Cucco, battendosi con la baionetta e con bombe a mano.
      L'assalto della brigata "Avellino" era diretto dal colonnello Angheben, un veneto decorato, di origine trentina. Una palla esplosiva squarciò la fronte del colonnello che si abbattè al suolo. Caddero prodi ufficiali, falciati dalle mitragliatrici, fra essi il tenente Lupis, un siciliano decorato, e un altro siciliano, il sottotenente Donato, anch'egli decorato. I nemici, dopo una lotta aspra, furono vinti, accerchiati nei loro ricoveri, costretti ad arrendersi e quindi con i loro ufficiali tradotti a Piava.
      Fra la notte sul 17 e la mattina del 18 gli austriaciI — 226 —


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La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919
di Paolo Pallavicini
Società Libraria Italiana New York
1919 pagine 519

   

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