La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini

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      ci esclusivamente coi nostri mezzi, ma in determinate eventualità, al di sopra di ogni pattuizione di mutuo aiuto, entrerebbe in giuoco quel superiore interesse comune che parla in certe ore, un linguaggio irresistibile A quest'eventualità volgono certo il pensiero militari ed uomini di governo,,.
      Il deputato triestino alludeva indiscutibilmente al fatto che se l'Italia non avesse potuto resistere all'urto formidabile che il nemico preparava, era grande interesse degli alleati d'impedire che essa subisse un rovescio che grave o leggero avrebbe recato anche a loro tremende conseguenze.
      Cadorna poi in una sua lettera resa pubblica il 22 aprile ribadiva la sua fiducia con questa nuova dichiarazione: Le parole di assicurazione sulle nostre difese e sulla nostra preparazione militare furono da me pronunciate colla sicura coscienza di chi ha tutti gli elementi per giudicare le condizioni con cui l'Italia pro-trebbe oggi affrontare un eventuale attacco nemico. Ho visitato personalmente tutta la fronte trentina, comprese le Giudicane, e ovunque ho inteso una voce sola : "Di qui non si passa'' voce che da mesi lavora per chiudere le porte d'Italia".
      Nel frattempo le operazioni lungo tutto il fronte molto limitate sino allora per la cattiva stagione, riprendevano la loro attività. Il nemico però conscio dell'eccezionale importanza di certe posizioni tenute dai nostri aveva tentato continuamente di riprenderle con accaniti contrattacchi, ma queste erano rimaste quasi sempre saldamente in mano degl'italiani.
      Fra gli episodi più belli delle nuove operazioni vanno ricordati i fatti d'armi di Costa bella e di Moiite Sief. A Costabella, dove c'era anche Peppino Garibaldi, un massiccio che si eleva tra le alte valli dell'Avisio e del Oordevole e che nel ghiacciaio della Marmolada giunge ad altezze superiori ai 3000 metri, al mattino del i marzo con 1111 improvviso e violento attacco i nostri si impadronivano di una fortissima posizione oltre i 2700 metri di altezza e nonostante la disperata resistenza del nemico catturavano 00 prigionieri, un cannone, due mitragliatrici e abbondante materiale.
      L'episodio di Monte Sief ricorda la conquista di Col di Lana. Anche qui i- nostri la mattina del 0 marzo fecero brillare una mina che prevenne quella preparata dal nemico e che fece saltare parte della montagna sep-


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La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919
di Paolo Pallavicini
Società Libraria Italiana New York
1919 pagine 519

   

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