La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini

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      recclii riconoscono anche la madre. Li hanno visti tante volte a Capodistria. Quattro ore e mezza è durato quel martirio; poi la infelice donna è allontanata prima che si pronunci la sentenza. In una stanza vicina si tenta di farle credere che suo figlio ha finalmente confessato. Essa ancora una volta non cade nel tranello.
      — Ma è inutile tutto ciò, signora, afferma l'ufficiale che aveva osato l'ultima prova su quel cuore martoriz-zato ; ormai gli spetta qualche cosa di grave.
      — Dio sa ciò che egli fa. Sia fatta la sua volontà, risponde la madre e si allontana sola verso l'albergo, dove la figlia era rimasta perchè a letto ammalata.
      Nazario Sauro fu impiccato alla sera alle 8 nel cortile della fortezza. Aveva passato le sue ultime ore fischiettando e tamburellando colle mani sul davanzale della finestra. Lo avevano incatenato. Quando i carcerieri vennero a prenderlo rifiutò con gentilezza l'assistenza che un prete gli offriva. Il cortile era pieno di truppa. Sulle mura intorno molta gente assisteva all'esecuzione. Davanti al carnefice ed ai soldati Sauro gridò: Abbasso l'Austria! Abbasso Francesco Giuseppe! Abbasso il carnefice! Era già presso il patibolo. Il boia infuriato gli si avventò contro, gli pose le mani alla gola per strozzargli la voce. Con un movimento fulmineo Sauro gli addentò il pollice e gli diede un morso che fece cacciare un lamento al boia. Seguì una lotta rapida. Sauro potè gridare ad altissima voce: Viva l'Italia! Il laccio al collo era teso. La morte fu pronta.
      La fatale notizia è data alla madre l'indomani mattina all'albergo da una cameriera.
      — Sa, signora, suo figlio è stato impiccato ieri sera alle 7.
      — Ancora un tranello ? si domanda l'angosciata donna col cuore sanguinante.
      — Poveretto! Ma quello non è mio figlio. Mi duole per sua madre perchè anch'egli avrà una madre.
      Il martirio delle povere donne è continuato anche dopo il ritorno a Capodistria, nel loro ritiro di campagna, dove dovettero tenersi nascoste per non essere insultate, linciate dai militari e dalla folla austriacante.
      Quale fosse l'anima veramente grande e nobile di Nazario Sauro lo dicono le lettere lasciate a sua moglie e al figlio maggiore. Alla sua fedele compagnaI — 200 —


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La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919
di Paolo Pallavicini
Società Libraria Italiana New York
1919 pagine 519

   

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