La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini

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      ta e sventurata città. Alla sua redazione provvidero sempre con la medesima linea di condotta, Enrico Matcovich, Giuseppe Caprili, Riccardo Zampieri, Salvatore Barzilai, Alberto Boccardi, Ferdinando Ulmann, Cesare Rossi, Alberto Gentili, Enrico Iurettig. E fra le ligure del partito nazionale : Giacomo Venezian e Felice Venezian; quel Giacomo Venezian che sarebbe poi divenuto un illustre professore all'Università di Bologna e che malgrado i suoi 54 anni doveva cadere da e-roe sul campo di battaglia il 20 Novembre 1915; quel Felice Venezian duce del partito nazionale che moriva immaturamente nell'ora in cui , più vive e più salde le speranze, a Ravenna si accendeva coll'olio offerto dai triestini la famosa lampada di Firenze sulla tomba di Dante.
      Mille sequestri ebbe l'"Indipendente" durante i suoi 37 anni di vita e fra questi uno dei più severi quello per un articolo in morte di Guglielmo Oberdan apparso il giorno dopo il suo supplizio avvenuto a Trieste il 20 dicembre del 1882. Come è noto, Guglielmo Oberdan, triestino, ribelle all'Austria, disertore, che aveva vissuto in Italia in intimità coi più fervidi promotori dell'irredentismo, varcato nuovamente il contine per ritornare a Trieste con un tragico proposito che nel suo concetto doveva servire di protesta e di monito tanto in Austria che in Italia (si disse, ma non fu mai positivamente assodato ch'egli volesse uccidere l'imperatore Francesco Giuseppe) viene arrestato, risponde con un "tante grazie,, ai giudici che gli leggono la sentenza di morte, non vuole che sua madre invochi la grazia sovrana, sale il patibolo sorridendo e le sue ultime parole mentre la corda lo strangolava sono: "Viva Trieste libera! Viva l'It.. .„ Egli sperava, credeva, voleva che la sua sorte fosse incitamento alla guerra liberatrice.
      Anche nel Trentino lo spirito d'italianità non venne mai meno ed ebbe i suoi martiri fra cui Fietro Fortunato Calvi, impiccato il 4 luglio 1855 a Mantova sugli spalti del Castello di San Giorgio. Egli fu organizzatore di quella guerra di resistenza nel Cadore che con pochi uomini, con scarsi mezzi, poche munizioni, armi vecchie e arruginite, tenne testa alle forze dell'impero fra le montagne, in una lotta epica. Fu quello che, legato a Mazzini e a Kossuth, doveva far scoppiare la rivoluzione nel Cadore e nel Friuli e che fallita questa accettava sempre da Mazzini di cooperare all'insurre-
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La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919
di Paolo Pallavicini
Società Libraria Italiana New York
1919 pagine 519

   

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