La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini

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      fossero apparse davanti ai suoi occhi tutte le difficoltà di una lotta così gigantesca.
      Diremo dopo le ragioni di indole diversa di una simile situazione creata alla fronte e nel Paese. Ora qui è necessario far notare quei fatti che mettono chiaramente in evidenza gran parte dei perchè le operazioni che pur costavano immensi sacrifici d'uomini e di materiale, procedessero con tanta lentezza.
      Non si insisterà mai abbastanza sulla quantità e-norme degli ostacoli che si frappongono agli sforzi offensivi, scriveva un corrispondente di guerra dalla fronte. Nel settore di Gorizia fra la Vertoibizza e il Vippacco i nostri soldati sono come prigionieri del fango viscido e tenace. Nel settore di destra, l'infinito mareggiare delle quote grandi e piccole è irto di insidie. Nou si potrebbe riferire con evidenza, anche approssimativa quello che gli austriaci hanno saputo inventare di atroce e di ingegnoso per rendere il terreno ostile al passaggio delle fanterie avversarie. Tutto è stato e-scogitato : ogni mezzo naturale è stato preparato o trasformato a scopo di difesa e di offesa. Gli austriaci in quest'arte sono insuperabili ed inesauribili. Sanno mascherare gli appostamenti delle mitragliatrici in modo da farli scambiare per innocui osservatori; aprono oscure, larghe, profonde bocche di lupo nascondendole tra gli sterpi, seminano l'ingresso delle caverne di bombe e di torpedini, dispongono-nel fondo delle
      doline" di cui hanno reso gli orli sdrucciolevoli, ampie ragnatele di fili di acciaio uncinati; elevano muretti che saltano in aria al minimo urto".
      Le "doline" poste sempre dietro le trincee austriache erano vere caserme d'uomini e depositi di materiale. Alcune avevano una circonferenza che andava dai centoquaranta ai duecento metri ed erano profonde dai dieci ai quindici metri. In esse oltre ai soldati vi erano mitragliatrici e cannoni. Quando i nostri sferravano l'assalto alle trincee, dalla dolina si precipitavano sulla linea del fuoco gli uomini, le mitragliatrici erano portate sugli orli della dolina e questa si convertiva in fortilizio: vero serbatoio di battaglia. Fanteria e bersaglieri però, malgrado il fuoco indemoniato, giungevano non di rado agli sfalti di cinta, li sorpassavano di corsa e si gettavano poi nell'interno di essa alla baionetta e allora dal fondo, come da grandi spugne premute, uscivano i nemici prigionieri.
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La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919
di Paolo Pallavicini
Società Libraria Italiana New York
1919 pagine 519

   

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