La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini

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      ruenza dell'attacco, i vincitori trovarono pochi prigionieri dei nostri che erano caduti nelle mani dei nemici nel tentativo di due giorni prima di raggiungere la città. E la città era stata raggiunta infatti, ciò che aveva fatto correre la notizia in Italia che (fori-zia fosse caduta appunto quarantotto ore avanti.
      L'incontro fu commovente.
      I fantaccini erano bagnati fradici, ma la gioia della vittoria aveva fatto loro dimenticare ogni disagio, ogni fatica, ogni pena. Sciassero il loro nome sui muri delle case; raccolsero fiori, ramoscelli, sassolini per ricordo. Vi fu chi cercò delle cartoline illustrate illudendosi di poterle spedire datate dalla sospirata città alla famiglia lontana.
      II riposo che ebbero fu breve. Lasciar nella città quattro battaglioni di soldati era come attirare il fuoco nemico. Ora che la città era virtualmente nelle nostre mani, bisognava avanzare a levante, verso Aiso-vizza per presidiare Gorizia da quella parte e fortifi-carvisi. A custodia della città giunsero squadre di carabinieri che si misero a guardia dei ponti e perlustrarono ad una ad una le case, assicurandosi che nulla di pericoloso si nascondesse e impedendo che si violassero i domicili altrui.
      Le famiglie goriziane che non avevano fatto in tempo a fuggire cercavano di allontanarsi allora, recando indosso i figlioletti e qualche sacco d'indumenti. Chissà cosa immaginavano che avrebbero fatto i nostri; i quali, invece gridarono festevolmente, movendo loro incontro: — Italiani! Italiani!
      I miseri, donne, vecchi, guardavano in silenzio, con un triste sorriso sulle labbra. Qualche stretta di mano; qualche timido: "siamo italiani anche noi; poi se ne andavano adagio, adagio, mentre altre famiglie spiavano dalle finestre, origliavano sulle porte e infine seguivano l'esempio delle prime. Per qualche ora continuò l'esodo degli abitanti della città.
      Lo abbiamo già detto : le popolazioni contadine dei paesi redenti salvo che a Cervignano e a Monfalcone non avevano fatta troppo buona accoglienza ai nostri soldati liberatori. 1 clericali già da lungo tempo, capitanati da quella losca figura di traditore che è stato Monsignor Faidutti, capitano provinciale del Friuli e capo del suo partito, nato nel nostro regno, ma venduto anima e corpo all'Austria, ci avevano dipinti presso i friuliani
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La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919
di Paolo Pallavicini
Società Libraria Italiana New York
1919 pagine 519

   

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