La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini

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      da una ventata freddissima. Subito dopo, un'esplosione spaventosa, un boato, come di terremoto, un urlo che sembrò uscire dalle viscere della montagna.
      Il comm. Jacomini ufficiale d'artiglieria così descrive quell'epico momento: "Il nostro capitano, dopo aver aggiustato il tiro nella giornata, ci aveva fatto graduare quaranta colpi per ogni pezzo che si sarebbero dovuti sparare contro la cima durante tre minuti solo appena avvenuta l'esplosione. Non me ne scorderò finché vivrò. Tutti i pezzi erano nel massimo ordine. Ad ogni pezzo un ufficiale. Finimmo di cenare verso le 8.30 e alle 10.30 uscimmo dalla baracca per recarci ai nostri pezzi. Era una serata serenissima, la notte calma come forse non era mai stata prima d'allora. Io coll'orologio alla mano contavo i secondi che mi separavano dal momento dell'azione. In quell'istante tutti i nostri orologi segnavano la stessa ora. Vennero le 11.30. Ho sempre presente il momento dell'esplosione. Sembrava che l'ira di Dio si fosse scatenata sulla terra. In ogni punto bagliori di colpi in partenza e di colpi in arrivo. In quel momento un solo pensiero era in tutti noi: quello della brava fanteria che sapevamo avanzare fra quell'uragano di ferro e di fuoco.
      Infatti il sottotenente don Gelasio Caetani, i minatori, il piccolo reparto di fanteria dopo l'esplosione si erano lanciati fuori della galleria, balzarono di là delle linee. In quell'istante rintronarono nuove, piccole esplosioni che li arrestò per un attimo. Erano le mine preparate dagli austriaci che "saltavano'' causa la grande esplosione. I quaranta uomini irruppero urlando nelle trincee nemiche, fra le rocce schiantate. Le trincee erano più affollate di quanto si credesse perchè l'esplosione era avvenuta propria quando era giunto la truppa di ricambio per il rilievo dei soldati.
      Il fuoco degli austriaci durò ininterrotto e rabbioso fino alle 2. I nemici fuggivano terrorizzati. Cima Lana era nostra e con essa tutte le posizioni fortificate circostanti. Noi abbiamo avuto poche perdite; gli austriaci furono fatti a pezzi e prigionieri. Alcuni furono trovati nelle gallerie inebetiti dalla sorpresa e dallo spavento. Si può dire che i nostri non spararono un colpo di fucile.
      * * *
      Prima però che si chiudesse il nostro primo anno — 10S —


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La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919
di Paolo Pallavicini
Società Libraria Italiana New York
1919 pagine 519

   

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