La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini

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      vatore che dirigeva il tiro efficacissimo di una nostra potente batteria contro un'altra forte batteria nemica già in parte demolita.
      Furono poi arrestati varii individui i quali finirono per confessare di avere armi e munizioni nascoste in determinati luoghi e di appartenere a corpi armati austriaci.
      Si ha ragione di credere che molta di questa canaglia appartenesse ad un corpo, specie di franchi tiratori, ideato dall'arciduca Francesco Ferdinando quando lTtalia iniziava la sua guerra in Libia, coll'incarico di molestare dovunque gl'italiani anche in tempo di pace. Molti di questi ei*ano studenti.
      lTn altro sistema di brigantaggio: pattuglie austriache col pretesto di arrendersi si avvicinavano e al momento di consegnare il fucile sparavano contro i nostri a bruciapelo.
      Altri soldati austriaci vestiti in borghese e nascosti nelle case, qualche tempo dopo la nostra regolare occupazione, iniziarono a tradimento una fucileria contro i soldati italiani.
      Così fecero ad Ala, così fecero nella profonda valle del Sorna sull'altipiano di Brentonico, dove nascosti di giorno nelle grottte, nei burroni e nei folti boschi sulle rive del torrente, uscivano a sera e prendevano a fucilate le nostre pattuglie.
      Furono prese dal Comando severe misure e molti di questi briganti pagarono il fio delle loro imprese colla fucilazione nella schiena.
      Gli austriaci si distinsero subito anche per feroci atti compiuti contro le popolazioni dei paesi che dovevano abbandonare, inveendo contro i vecchi, gli inermi, le donne, i fanciulli.
      Questo episodio confermato ufficialmente documenta le nostre asserzioni: Gli austriaci ritirandosi oltre l'Isonzo avevano imposto alle popolazioni di non allontanarsi dai loro paesi.
      Una donna, Anna Levat, contadina di Mostar, osò invece uscire dalle case del paese allo scopo di raggiungere le truppe italiane ed ottenere pane e farina per sfamare i suoi quattro* bambini, avendo il marito richiamato nell'esercito austriaco.
      Fu subito presa a fucilate dalle trincee austriache, una di queste la colpì alla mammella sinistra costringendola a ritornare carponi a casa. La povera ferita,
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La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919
di Paolo Pallavicini
Società Libraria Italiana New York
1919 pagine 519

   

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