La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini

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      nella notte di riprendere il prezioso terreno perduto. Anche le nostre perdite furono gravi, ma i risultati importanti, affermò il Comando.
      Certe compagnie di alpini si accamparono quasi subito a 2800 metri d'altezza e le loro vedette salirono, meraviglioso, anzi miracoloso esempio di resistenza sino a 3000 sulla roccia, rimanendovi da una sera all'altra senza muoversi sotto l'imperversare della pioggia o della neve che in quelle alte regioni ai primi di giugno non manca mai.
      Anche le vedette fecero spesso le fucilate. Scorto il nemico sul bianco della neve tiravano come su di un bersaglio, colpendo quasi sempre nel segno e qualche volta rimanendo colpiti.
      In un piccolo scontro un alpino ebbe le gambe spezzate da una palla. Non volendo cadere nelle mani del nemico si lasciò cadere da uno scoscendimento e, per un canalone, sino in fondo alla valle dove rimaneva un'intera notte e dove fu raccolto il mattino e portato all'accampamento.
      Un altro si vide cadere vicino due compagni feriti gravemente. Ferito anche egli alle gambe si trascinò carponi lungo i fianchi della montagna portando uno dei feriti sulle spalle. Giunto qualche centinaio di metri più in giù, rifece sempre trascinandosi, la strada percorsa, prese l'altro ferito e lo pose vicino al primo. E poi afferrò ancora questo, lo portò giù e risalì a prendere l'altro. E così per un'intiera, orribile notte di tempesta, riuscendo a salvare i compagni. Lo raccolsero in uno stato pietoso. Divino sacrifìcio che passa i limiti del reale!
      Mentre gli alpini si battevano a quelle altezze, la cavalleria e i ciclisti facevano rapide ed audaci incursioni in paesi occupati ancora dal nemico, dimostrandosi pari in coraggio ed in ardire agli altri compagni d'arme.
      Spesso dovevano passare al di là di un ponte che i pontieri del Genio gettavano con rapidità e precisione sorprendente a mezzo di barche sotto il nutrito fuoco delle artiglierie nemiche che li decimava, ma nessuno si muoveva e i vuoti erano subito ricoperti. Così il Genio, dovunque sono passati i nostri al di là dell'Isonzo e sono passati a Caporetto, a Piava, a Sa-grado, a Pieris, hanno costruito passaggi d'ogni genere, alcuni di natura stabile e fra questi, opera vera-
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La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919
di Paolo Pallavicini
Società Libraria Italiana New York
1919 pagine 519

   

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Comando Genio Genio Isonzo Caporetto Piava Sa-grado Pieris