libia
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richiama un forte vento dal deserto, caldissimo, asciutto, il Ghibli, che inaridisce la vegetazione e trasporta enormi quantità di sabbie e piccole ghiaie.
Queste condizioni climatiche, certamente non molto favorevoli a uno sviluppo agricolo, per la scarsità delle pioggie e l'invasione delle sabbie desertiche, dovevano dominare anche nell'antichità.
Ma l'opera dell'uomo può attenuarne gli effetti, estraendo l'acqua dalla falda sotterranea, e cercando di impedire l'invasione delle sabbie. Questa avviene non solo per trasporto diretto del Ghibli,-ma in modo più disastroso e permanente per lo avanzarsi delle dune (p. 172) dall'interno verso la costa, sotto la spinta del vento. Si può arrestare questo fatale estendersi del deserto, fissando le dune colla vegetazione, e recenti esperienze su larga scala, con piantagioni di specie opportunamente scelte, ha dimostrato la possibilità di ottenere questo arresto; la duna così fissata diventa allora un riparo anche contro il vento. Si apre quindi una prospettiva assai più promettente di quel che non si ritenesse finora, e già molte concessioni per centinaia di migliaia di ettari furono fatte dal Governo della Colonia, per la messa a coltura. L'uomo vince la minaccia del deserto, come aveva già fatto nell'antichità: la decadenza attuale è conseguenza del crollo della civiltà antica sotto le invasioni vandale ed arabe, della sospensione delle colture, del diradamento della popolazione e del ritorno di gran parte di essa alla vita nomade e pastorale.
Il carattere prédominante di steppa suscettibile d'irrigazione favorisce nella Gefara la coltura a cereali, specialmente di orzo, che viene esercitata dagli indigeni in piccole proprietà a coltura intensiva (suani o giardini irrigui, impropriamente detti oasi) assieme a ortaggi, patate, zucche, tabacco, henna (colorante per cosmetico), ma sopratutto palma a datteri, e in minor grado ulivi, agrumi, mandorli, albicocche e altri alberi da frutta; o, dove la steppa è più asciutta, a coltura estensiva in ampie proprietà, nelle quali si alternano la coltivazione e, per il riposo del terreno, la pastorizia. Questa è, coll'agricoltura, la maggior industria indigena: èssa è esercitata specialmente dagli Arabi, nomadi per tradizione, mentre i Berberi sono più fìssi al terreno. Però non vi sono tribù esclusivamente pastorali, appunto perchè la steppa ha zone coltivabili: è una pastorizia seminomade. Si allevano dromedari, pecore, bovini di piccola statura, cavalli, asini, e il principale prodotto di esportazione è quello delle pelli. Ma la steppa