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Geografia e Geologia

L. De Marchi
Francesco Vallardi Milano, 1929, pagine 436

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a cura di Federico Adamoli

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   somalia
   costa. Questa non ha veri porti e il suo accesso è reso difficile, specialmente quando domina il monsone di SW, da una scogliera corallina che la orla tutta a distanza di qualche centinaio di metri e forma frangenti pericolosi anche per piccole imbarcazioni.
   Nelle condizioni attuali la Somalia è nella maggior parte occupata dalla boscaglia naturale dei climi semiaridi; è una steppa arborata con prevalenza di arbusti, come la macchia mediterranea, di piante xerofile, molte delle quali aromatiche; la Somalia fu chiamata perciò nell' antichità Paese degli Aromi. Dove il terreno è più umido, come al piede delle dune (che sono condensatori di umidità) si ha una vegetazione arborea più rigogliosa di piante tropicali: e lungo i fiumi la vera foresta impenetrabile (Foresta-galleria). Nelle radure della macchia, e specialmente nelle grandi pianure alluvionali si estende la prateria, campo naturale della pastorizia e della agricoltura. Occupazione della maggior parte degli abitanti, che sono restii a fissarsi al terreno, è infatti la pastorizia per allevamento dei cammelli e bovini e asini, meno di pecore e capre, pochissimo di cavalli che non reggono al clima e ai parassiti. Tra questi particolarmente diffusi, lungo i fiumi, sono quelli della mortale malattia del sonno-, trasmessi agli animali, non all'uomo, dalle mosche tze-tze. Un flagello più diffuso sono le epizoozie, e in particolare la peste bovina, a combattere le quali il governo istituì la stazione zootenica sperimentale di Merca ed estese le vaccinazioni, con grande vantaggio e soddisfazione della popolazione. I cammelli e gli asini servono ai trasposti, i bovini alla produzione di pelli di latte e burro, del quale si fa anche esportazione sul mercato di Zanzibar; non di carne, di cui gli indigeni raramente si cibano, ma di cui si potrà far sorgere una industria produttiva quando, per incroci e selezioni e con norme igieniche, si saranno migliorate le razze, ora molto deperite.
   L'agricoltura, esercitata con mezzi molto primitivi, è estesa specialmente nella Somalia meridionale fino al fiume Giuba, e anche in una zona, della Goscia, oltre il fiume. Essa produce sopratutto granturco e sesamo, oltre la dura, i fagiuoli, le zucche e il banano: di dura e granturco si fa anche una piccola esportazione, e nel periodo della guerra si importarono in Italia e Colonie fino a 40.000 quintali di dura, e minori quantità di granturco e fagiuoli. Colla dura gli indigeni fanno il pane, il granturco lo mangiano abbrustolito, dal sesamo estraggono l'olio,