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Geografia e Geologia

L. De Marchi
Francesco Vallardi Milano, 1929, pagine 436

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a cura di Federico Adamoli

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   produttività d'energia
   tonnellate, e se ne esportarono per quasi 250.000. Tuttavia anche per il consumo complessivo di minerali non metallici e loro derivati (cementi, laterizi, vetri, caolino, amianto, ecc.), lTtalia è fortemente tributaria dell'estero.
   Tale tributo è rappresentato dallo sbilancio fra le importazioni e lei esportazioni, che nel 1924 fu di circa 1 miliardo e mezzo, mentre di 1 miJ liardo e 200 milioni fu quello relativo ai metalli (compresi ghisa, ferrq e acciajo) e minerali metallici. Queste materie prime sono consumate! dalle industri® metallurgiche, meccaniche, chimiche e analoghe, i cui prodotti non possono in generale far concorrenza sui mercati esteri e debbono essere protette sul mercato interno con dazi per il gravame d'acquisto delle materie stesse e del combustibile; ma esse danno lavoro e buona parte della esuberante popolazione, e di alcune di esse, fra le più passive, lTtalia non può dispensarsi per la necessità del proprio armamento in una Europa in armi. Del resto alcune industrie italiane, come quelle delle automobili e delle armi, hanno potuto conquistare anche il mer4 cato estero, tanto che, per merito specialmente dell'industria automo-j bilistica, il bilancio fra esportazione e importazione di prodotti lavorati (macchine, utensili, strumenti, armi e munizioni e veicoli) fu nel 1924 attivo per oltre 270 milioni.
   133. Produttività d'energia. — La quasi assoluta mancanza di carbon fossile (le produzioni di litantrace di Arta dell'Istria, che fu di 164.000 tonnellate nel 1923 e quelle di 10.000 tonnellate d'antracite di Val d'Aosta possono considerarsi trascurabili rispetto al fabbisogno), è compensata solo in piccola parte dai giacimenti di lignite della Toscana e di Sardegna. Si tratta di un combustibile che ha un rendimento calorifico da 3 a 5 volte minore del litantrace, spesso impuro, e poco adatto a molti usi industriali. È consumata solo da industrie locali, perchè il costo di trasporto unito al costo di estrazione le rende più costose del carbon fossile. Se ne estrae circa un milione di tonnellate all'anno, che non soddisfa che ad ',20. circa del fabbisogno nazionale.
   Anche d'altra fonte d'energia, il cui valore economico va sempre più affermandosi, il petrolio, l'Italia si può dire finora sprovvista, potendo considerarsi trascurabile il prodotto dei pozzi dell'Appennino Emiliano e della Sicilia, che non rappre senta che la centesima parte del fabbisogno nazionale.
   A compensare in parte tale mancanza di combustibili, l'Italia provvede da pochi decenni, in misura sempre crescente, colla valorizzazione dell' energia meccanica, trasformata in energia elettrica, dei corsi d'acqua di cui è largamente prov-